(think fast, fail fast, fix fast)


Yesterday's Papers

(Re)Light My Fire: ce ne frega ancora qualcosa dei Doors? (Hot)

Trentemøller, il Vasco Rossi della techno (Hot)

I ♥ Pet Shop Boys (nonostante tutto...) (Hot)

The Hours: Damien Hirst ha fondato una band (o forse no) (Hot)

SXSW: la volta all'anno che Austin diventa la capitale dell'indie mondiale
(Repubblica XL)

Bob Marley: la leggenda del santo fumatore (Io Donna)

Mile High Punk: ragionare sui Sex Pistols a 10.000 metri d'altezza (Hot)

Lacuna Coil: la cui cantante, nel caso non si fosse capito, è gnocca (Repubblica XL)

Jim Kerr: che voleva dire, esattamente, "nuovo sogno dorato"? (Io Donna)

Coldcut: "È imprevedible quello che succede quando il suono incontra la vita" (Hot)

45giri: il formato che doveva morire (Hot)

Hard-Fi: quelli che Scarlett Johansson non ha mai sentito nominare (Repubblica XL)

Incontrare Ursula Rucker e chiederle: "ma tu scrivi prima la musica o i testi?" (Hot)

Arctic Monkeys: come internet trasformò un cartone animato in realtà  (Repubblica XL)

Tiga: "la prima volta che ti chiedono un remix è come la prima volta che baci una ragazza" (Hot)

Da Brian Eno ai Franz Ferdinand: di che cosa parliamo quando parliamo di "art-rock"? (Hot)

The Strokes: “il CBGB's? che si fotta” (Repubblica XL)

Confessions On a Dancefloor: Madonna e l'ultimo capodanno dell'umanità  (Hot)

Mister Cartoon: il tatuatore più famoso del mondo e il suo ferro da stiro (Hot)

Art Brut: "abbiamo formato una band" (Hot)

Ozzy Osbourne: un vecchio zio nella casa degli orrori (Repubblica XL)

Tracey, Damien e Grayson: sai tenere un Segreto? (Io Donna)

Scuola Furano: fuga dalla scuola media (Hot)

Roisin Murphy: quella sua maglietta stretta (Rolling Stone)

Violante Placido, per gli amici Viola (Io Donna)

Joy Division, the movie: non esattamente Last Days, e nemmeno The Doors (Hot)

30 domande a... WhoMadeWho (Hot)

Allun, Offlaga, Uochi Toki e gli altri: marziani italiani (Repubblica XL)

Devendra, Sufjan, Rufus: le radici in un passato immaginario (Hot)

Sigur Ros: niente più strategia dell'oscurità , o quasi (Repubblica XL)

Arcade Fire: sette musicisti, tre funerali e un matrimonio (Repubblica XL)

C30-C60-C90: il culto del mixtape (Hot)

"Piripiri-piripiri-piripiri-pi": più famosa di Yesterday dei Beatles (Io Donna)

Tosca + The Dining Rooms: due dischi, quattro musicisti e sette bambini (Hot)

E arrivò il giorno in cui i lettori del Corriere conobbero le Coco Rosie... (Io Donna)

Tattoo You: sì, nel 2005 c'è ancora qualcuno che scrive articoli sui tatuaggi (Hot)

Springsteeniani d'Italia: il culto di Bruce (Io Donna)

From Genesis to revelation: la dj-culture scopre il prog? (Hot)

It began in Ibiza: la Summer of Love e tutto il resto (Hot)

A Grottaferrata, a sentire il nuovo album dei Subsonica, mentre loro mi guardano strano (Rolling Stone)

Joss Stone: mind the Gap, please (Io Donna)

Red Bull Music Academy: la scuola per dj più pazza del mondo (Rolling Stone)

Sk8r boi 2005: la musica che gira intorno allo skate (Hot)

Antony & The Johnsons: "volevo essere Isabella Rossellini" (Rolling Stone)

Coldplay/Guns'N'Roses: scusate il ritardo (Io Donna)

World Wide Clubbing: prima viaggiare, poi ballare (Hot)

Moby: "voglio vivere come dentro una tomba"
(Io Donna)

Discoinferno: i dieci anni che cambiarono il clubbing a NY (Rolling Stone)

Belle de Jour: "anal sex is the new black" (Io Donna)

Optimo: i biscotti per cani e il futuro del djing (Hot)

Polyphonic Spree: il meraviglioso mondo di Tim DeLaughter
(Musica di Repubblica)

Mercury Rev: in segreta migrazione (Rumore)

EMA: (mica tanto) European Music Awards (Io Donna)

White Stripes: i Kraftwerk del 2000? (Rolling Stone)

Kasabian: il Gabibbo e Charles Manson
(Musica di Repubblica)

The Cure: la vita è un lungo fascinoso imbrunire
(Rolling Stone)

Miss Violetta Beauregarde: ultra-Violetta! (Rumore)

Franz Ferdinand: il successo è una cosa che succede
(Musica di Repubblica)

Lollapalooza: Woodstock per la Generazione X
(Rolling Stone)

Io tigro, tu tigri, loro Le Tigre... (Rumore)

Duran Duran: Wild Boys vent'anni dopo
(Musica di Repubblica)

Radio Dept.: Radio Free Sweden (Rumore)

Milano-Roma-Barcellona: trans Soulwax express (Rumore)

The Libertines: "vuoi sapere che si prova ad avere nella band un potenziale Sid Vicious?"
(Musica di Repubblica)

Gabrielle Drake: Pink (Moon)base
(Rolling Stone)

Janet Jackson: e Dio creò le tette (GQ)

Discocaine: viaggio al termine del nightclubbing (Hot)

Beastie Boys: To The 5 Boroughs (Rumore)

2004: dance is (not) dead? (Rumore)

The Streets: "pensavo di essere noiosissimo, pensavo che nessuno mi capisse"
(Tutto/Rumore)

Golia & Melchiorre: un Bugo, anzi due (Rumore)

Malcolm McLaren: comprereste un'auto usata da quest'uomo? (Hot)

Do you remember the Summer of Love? (Rolling Stone)

PJ Harvey: e alla fine arriva Polly (Jean) (Rumore)

William Gibson: non tutte le predizioni devono per forza avverarsi (Tutto)

The Darkness: old Skool of Rock (Rumore)

Morrissey: un alieno a L.A. (Rolling Stone)

Von Bondies: Detroit, botte & rock'n'roll (Rumore)

Courtney Love: la fidanzata d'America (Rumore)

Coldplay: livin' la vida glamour (Rumore)

Iggy, ti presento Peaches... (Rumore)

Black Rebel Motorcycle Club: belli, neri e ribelli (Rumore)

The Rapture: punk, funk, moda & modelle (Rumore)

The Queer is Dead: trent'anni di rock non-solo-eterosessuale (Rumore)

I Maniaci Dei Dischi: il futuro è un dj a sei mani (Rumore)

La strada di Zwan: Billy Corgan e il tempo ritrovato (Rumore)

"Così Tanto Amore da Dare": in giro per Londra a caccia di Dj Falcon (Rumore)

Massive Attack: 3D, cuore di tenebra (Rumore)

Sigur Ros: "il mondo è più divertente di quel che potresti credere" (Rumore)

The Osbournes: gruppo di famiglia in un inferno (Rumore)

Last Night a DJ Saved My Life: essere dj nel 2002 (Rumore)

Primal Scream: "il problema è che noi non siamo gli Oasis" (Rumore)

David Holmes: una vita per il cinema (Rumore)

My Bloody Valentine: soffice come la neve (ma caldo dentro) (Rumore)

Stuart David: fold your book, child... (Rumore)

Chemical Brothers: è iniziato in Africa-ka-ka-ka... (Rumore)

Money Mark: lo spirito delle persone si infonde nelle macchine (Rumore)

Non solo Anniottanta: il lato oscuro dell'Eighties-revival (Rumore)

Solex: ovvero Beck con le mestruazioni (Rumore)

Starsailor: "purezza" è la parola chiave (Rumore)

Lamb: l'opposto dell'amore non è l'odio, ma la paura (Rumore)

Verdena: paura & disgusto dalle parti di Bergamo (Rumore)

Quando incontri Bjork e poi parenti e amici ti chiedono: "ma com'è lei veramente?" (Rumore)

Copia Icona: Thora Birch e il congelamento di Kate Moss (Rumore)

The rhythm, the traxx, the Basement, the Jaxx... (Rumore)

Radiohead: "odiare la musica è pericoloso" (Rumore)

Damon & Jamie: Gorillaz nella nebbiaz (Rumore)

Tool: i Radiohead del post-metal (Rumore)

Depeche Mode: l'heavy metal dello spazio interiore (Rumore)

Soft Cell: quest'ultima notte a Sodoma (Rumore)

Die Moulinettes: brevi amori a Jesolo e Bibione (Rumore)

Future Pilot AKA: Wild Thing dei Troggs è l'equivalente pop dell'uomo delle caverne (Rumore)

Daft Punk: 0ne m0re t1me? (Rumore)

Kings Of Convenience: un mondo di canzoni ideali (Rumore)

Riot Grrrls 2001: girls just want to have fun? (Rumore)

La Crus & Avion Travel: i nuovi tradizionalisti (Rumore)

Me and Alan McGee: le etichette che hanno fatto la storia, da Rough Trade alla Creation (Rumore)

Giuliano Palma & The Bluebeaters: it's a wonderful, wonderful life (Rumore)

Il giorno che Roni Size mi mandò (quasi) a quel paese (Rumore)

Mtv (de)Generation: vogliono trasformarci in Arancia Meccanica, ma noi siamo più veloci (Rumore)

Belle & Sebastian: "talvolta al mattino mi sveglio e mi sento Andy Warhol" (Rumore)

Yoshinori Sunahara: il non-luogo dell'anima (Rumore)

Londra: 333 italiani
("D" di Repubblica)

Mr.Oizo: l'uomo che muove il pupazzo (Rumore)

Nine Inch Nails (e Marylin Manson): speranza e vaselina (Rumore)

Stupiti & Confusi: apologia (o quasi) di Chloe Sevigny (Rumore)

Mò Wax: non necessariamente trip-hop
(Dance Music Magazine)

Pop Life!: dai Beatles ai Boo Radleys passando per i Sex Pistols (Rockstar)

“Generazione M”: i ragazzi con la spina nel fianco (Rumore)

 

Weblog Commenting by HaloScan.com

Sunday, April 30, 2006

“Ancora tu, ma non dovevamo non rivederci più?”
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A chi qualche weekend fa ha apprezzato la prima puntata, magari farà piacere sapere che la soap opera tra me e Renegade Master (Fatboy Slim Old Skool Mix) di Widchild si è arricchita di un nuovo episodio. Sì, ieri sera l'ho suonata. Mixata dentro The Fallen (Justice remix) dei Franz Ferdinand (sì, lo so, lo so). La gente ha ballato, qualcuno che l'ha riconosciuta era pure contento, e io non mi sono sentito particolarmente in colpa. Adesso attendo con terrore il giorno in cui (ri)suonerò Rockafella Skank e mi sembrerà la cosa più normale del mondo. (Però doveste sentirmi suonare in pubblico Sound Of The Wickedness di Tzant per favore uccidetemi).

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Friday, April 28, 2006

Una volta o l'altra una di queste idee mi renderà ricco (ma non stavolta, non stavolta)
Mi chiedevo questo, ieri pomeriggio mentre compravo una camicia in uno dei soliti bottegoni di design in zona San Babila. Avete presenti quei dispositivi anti-taccheggio che, strappandoli via dal capo a cui sono pinzati, dovrebbero in teoria rompersi e rilasciare un liquido rossastro sul capo? Bene: stante l'estetica provincial-gangsta che pare informare certi strati della moda pronta italiana (vedi le T-shirt "De Puta Madre" e relativi derivati), non sarebbe un'idea geniale vendere una linea di magliette - ma si potrebbe estendere anche a polo, gonne, etc - con colletto leggermente strappato, pezzetto di dispositivo ancora attaccato e strisciata di liquido rosso sulla schiena o sulla manica? Ho anche già un nome per la linea: "Atraco" (cioè furto in spagnolo, che fa sempre così sueño latino, pampero e peggiori bar di Caracas). La pubblicità, telefonatissima, la facciamo fare a Wynona R.

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Thursday, April 27, 2006

Burning, burning...
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Eccoci, o meglio rieccoci. Questo weekend l'allegro librino di cui agli ultimi due post viene presentato in Liguria attraverso una celebrazione in due tempi:

sabato 29 aprile, ore 01.00
Milk, via Mura delle Grazie 25, Genova
"Discoinferno Launch Party" in collaborazione con This Is Genova. Ingresso libero dopo l'una (prima si paga qualche euro perchè c'è il concerto dei Non Voglio Che Clara). Dopo suona i dischi il tenutario di questo blogghetto, che conta molto sul fatto che l'inclito pubblico sia sufficientemente inclito da permettergli di giuocare a fare il piccolo erolàlkan, senza dover per forza suonare i soliti blùr.

domenica 30 aprile, ore 18.00
FNAC, via XX Settembre 46/R, Genova
interviene:
• Flavio Vidulich (aka Mr.Flagio)
(dalle 17 fino alla chiusura dj set di Fabio De Luca)

E' abbastanza ovvio che una presentazione di domenica pomeriggio, in una città dove c'è il mare, dentro un weekend dotato di estensione pontificia sul lunedì (1°maggio) si candida ad essere deserta come... come una libreria in una domenica d'estate, appunto. Oggi comunque ho parlato al telefono con Vidulich e vi dirò -- lo so, soltanto Fred Ventura mi può capire -- che ero emozionato quasi come quando ho conosciuto Morrissey. Nel frattempo si tengano pronti gli abitanti di Bologna. Venerdì prossimo (5 maggio) si è lì a presentare il libro, bere le birre e suonare i dischetti.

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Saturday, April 22, 2006

I went to London and all I got was a bad headache, a nightmare involving 9/11 and the OXO Tower, and this involuntary headline about my f***ing book
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L'esatto ordine delle tre cose del titolo in realtà sarebbe: 2, 1, 3. L'incubo (straordinariamente reale, anche se non era realmente un incubo, nel senso che non mi sono svegliato in un bagno di sudore) sull'aereo che abbatteva la OXO Tower è arrivato per primo. Per sicurezza, oltre che perchè era più o meno sulla strada di dove dovevo andare, appena sveglio sono andato sul ponte di Embankment, scoprendo che in effetti la OXO Tower non c'era, ma forse in realtà non c'è mai stata, nel senso che per questioni di curvature del Tamigi non la si vede da Embankment ed ero io che mi ricordavo male. Cioè, è evidente che è così, però è stata ugualmente una, uhm, strana sensazione, ed è lì probabilmente che è iniziato il mal di testa. Il che ci porta al punto numero tre, palesatosi nel tardo pomeriggio dentro un W&S a Heathrow. Il rinnovato Mixmag - inaugurante con il numero di maggio nuovo corso e nuovo formato - che con involontario e surreale tempismo sembra quasi celebrare l'uscita del librino di cui al post precedente. (PS: argomento su cui tornerò ancora giovedì prossimo per annunciare le prossime feste e presentazioni e poi basta, lo giuro).

Erano eoni che non compravo Mixmag, più o meno dall'autunno 2003. Ricordo in realtà vagamente di averne comprato un numero lo scorso ottobre perchè mi interessava l'intervista con i Soulwax, e l'impressione fu quella di un giornale rimasto congelato nel gennaio 2000, con tutto l'entusiasmo transgenicamente gonfiato per i parties del millennio e relativo cucuzzaro di djs starpagati e strapagati. Voi lettori (la maggior parte di voi, per lo meno) siete troppo poco vecchiazze per averlo presente, ma è la stessa patetica sensazione di quando incontri un tuo coetaneo che frequentavi anni prima e lo ritrovi esattamente come l'hai lasciato - e non nel senso di ricreare immediatamente quella common ground da cui riprendere il dialogo, no. Nel senso che lui sembra la foto ingiallita di sè stesso, e tu per fortuna no.

Bene: Mixmag, con una nuova casa editrice e sotto la guida del nuovo editor Andrew Harrison, sta provando a disingiallire la propria foto ed a riallinearsi con i tempi. Aiutato anche dalla posizione di quasi monopolio (tutti i competitor sensati tipo Muzik e Jockey Slut hanno nel frattempo chiuso i battenti) potrebbe anche farcela. Questo numero non è male, davvero. Il problema della stampa legata alla musica dance è, da sempre, che si occupa di argomenti ed artisti su cui è difficile costruire delle "storie", al massimo dei fenomeni da declinare attraverso discografie consigliate, delle "scene" da riempire di nomi di clubs e djs. Infatti ciò che ha tenuto in piedi Mixmag per decenni sono stati i reportage fotografici dai club (la cosa che i lettori amavano di più, a quanto pare) e le storie di eccesso e debauchery (la celebre dichiarazione in cui Fatboy Slim sosteneva che la coca da lui pippata sino a quel momento era lunga quanto la linea di mezzeria sulla statale tra Londra e Brighton la si era letta qui), oltre naturalmente all'annuale - e sempre molto discusso, anche in ambienti esterni al clubbing - survey sul rapporto e sul consumo tra i lettori e la droga.

Magari è solo il primo numero e poi si ricadrà nel soliti clichè, ma almeno su questo ci sono un paio di storie decentemente scritte, interessanti da leggere e che - pur conservando l'ottica clubcentrica - vanno un po' in là dei soliti «tizio attacca la cuffia, la gente alza le braccia, le pupille dilatate dall'e». Per esempio c'è il racconto di Luciano e Ricardo Villalobos - in lacrime di fronte alle 300.000 persone della Love Parade in Cile lo scorso gennaio - che ricordano quando a sedici anni si erano giurati l'un l'altro «un giorno riusciremo a fare una Love Parade in Cile», e poi l'infanzia di Luciano a spiare i genitori ed i loro amici che ballavano nel retro di una macelleria, la fuga dal Cile, eccetera. Storie un minimo più reali, insomma. [Inserire qui una sagace battuta su "minimalismo" e minimal...].

È abbastanza buffo, perchè Andrew Harrison è uno a cui indirettamente augurai di morire in un vecchissimo articolo di Rumore, il terzo di una serie di tre articoli raccolti sotto il titolo "What If?" in cui si immaginava cosa sarebbe successo se determinate svolte fondamentali nella storia del rock (tipo la morte di Jim Morrison) non fossero successe. Per quel che ricordo, le ragioni per cui augurai a Andrew Harrison di morire non hanno nulla a che fare con Andrew Harrison stesso, che non ho il piacere di conoscere ed a cui anzi auguro una lunga e prosperosa vita, ma una delle cose più divertenti del lavoro di scrivere sulle riviste specializzate è - talvolta - poter trasfigurare i cazzi propri sotto forma di riflessioni liriche sui massimi sistemi musicali. In quel momento, deduco, dovevo avercela molto con qualcuno che si chiamava Andrew o Harrison o chissà come ma evidentemente c'era qualche link. Poi una volta o l'altra vi racconto anche di come la all'epoca acclamatissima recensione di Dig Your Own Hole dei Chemical Brothers parlasse in realtà in minima parte del disco e in massima parte di una tizia tedesca con cui avevo appena avuto una breve storiella.

OT ma neanche tanto: ma l'edizione italiana di Trax, invece, esce ancora?

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Monday, April 17, 2006

Il gatto, invece, è sempre under the chair
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Nel senso che on the table, sorpresa, c'è un libro nuovo. Che in realtà sarebbe un vecchio libro, che però del vecchio libro conserva assai poco, nel senso che del testo originale se ne è elegantemente buttato via metà, si sono aggiunte interviste divertentissime che prima non c'erano (tipo una a Gianni Boncompagni che faceva ridere già a sbobinarla), si è riscritto da capo tutto il resto e si è aggiornato ai dieci anni che sconvolsero il mondo passati nel frattempo. Insomma, adesso che sabato sera l'ho visto sul bancone delle novità alla Feltrinelli posso fare l'annuncio:

ISBN Edizioni presenta:
“DISCOINFERNO - Storia del Ballo in Italia: 1946-2006”
di: CARLO ANTONELLI & FABIO DE LUCA
Sessant’anni di storia e costume italiani letti attraverso il tornasole della musica “da ballo”. Un percorso che dalle feste di piazza degli anni Cinquanta arriva giù fino ai primi eroici superclub fine anni Sessanta della Westcoast riminese, al clubbing evoluto ed esterofilo degli anni Ottanta, ai faticosissimi rave dei primi Novanta ed ancora oltre: fino ai buddha-baretti degli aperitivi milanesi post-9/11, alle discoteche in spiaggia dell’estate 2005. Le musiche, i luoghi nei quali si balla e si è ballato, e poi le persone che queste musiche hanno concepito, registrato, prodotto, mixato. Per scoprire che dal liscio sull’aia alla techno sotto la Piramide del Cocoricò non è che ci corra poi questa grande differenza. Da Milano a Roma, da Napoli al Veneto “afro” passando inevitabilmente per il diverimentificio riccionese e per trent’anni di radio private e immaginari televisivi, insieme alle testimonianze di chi – momento per momento – c’era e faceva cose: Claudio Cecchetto, Primo Moroni, Elio Fiorucci, Amanda Lear, Albertino, Gianni Boncompagni, i Krisma, Daniele Baldelli, Carlo Freccero e molti, molti altri.


Questi i primi due appuntamenti per presentarlo:

mercoledì 19 aprile, h.18.00
Feltrinelli Cafè, piazza Piemonte 2 Milano
intervengono:
• Nicola Guiducci (lo storico dj del Plastic)
• Fred Ventura (il maggiore esperto vivente di italo-disco)
• Scuola Furano (i produttori italo-electro del momento) TO BE CONFIRMED
(dalle 17 fino alla chiusura dj set di Fabio De Luca, e dopocena tutti ai Magazzini Generali a sentire il set degli Scuola Furano)

giovedì 20 aprile, h.18.00
FNAC, via Roma 56 Torino
intervengono:
• Giorgio Valletta (Rumore, Xplosiva)
• Johnson Righeira (sì, quelJohnson Righeira)

Ah, per celebrare l'uscita si è realizzato pure un podcastino stagionale a tema. Qui di seguito la tracklist: non fatevi ingannare dai titoli...

PINK PROJECT, Disco Project (instrumental extended project)
BALTIMORA, Tarzan Boy (dub version)
TANTRA, A Place Called Tarot (Idjut Boys re-edit)
SANDY MARTON, Camel By Camel (instrumental)
GAZNEVADA, IC Love Affair (Munk 2006 edit)
JOVANOTTI, Non m'annoio
SUEÑO LATINO, Sueño Latino (Valentino Kanzyany Recycled Loops remix)
MACHO, I'm a Man (extended)

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Viale del tramonto
Un'ascoltatrice venticinquenne ospite di Radio DeeJay, pochi minuti fa: «Mah, Samuel [dei Subsonica] mi piaceva, adesso però si è un po' inciccito, e non mi piace più come una volta»

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Psssssst...
Tre tracce del nuovo album dei Radio Dept. che esce domani, qui.

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Saturday, April 15, 2006

Un po’ come quelli che arrivati alla soglia dei quarant’anni telefonano alla fidanzata mollata dieci anni prima “così, uhm, per sapere come stavi”
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Probabilmente non è estraneo ai fatti un set di Erol Alkan che sentivo in rete qualche sera fa, ma stamattina ho passato due ore cercando dentro scatoloni sepolti da anni in fondo alla cantina il 12” di Renegade Master di Wildchild. Non il remix spocchiosetto uscito all’epoca della moda Uk garage (ho anche quello, sta sul ripiano più alto dello “scaffale dischi inutili”), proprio l'originale, cioè il “Fatboy Slim Old Skool Mix”.

Così, uhm, per risentire come suonava.

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Friday, April 14, 2006

Tiga Turner
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Erano già due giorni che volevo segnalare il divertente video di (Far From) Home, girato probabilmente su sceneggiatura dai fratelli Grimm (menzione speciale per la scena con gli uccellini che posandosi sui fili del telegrafo compongono le note musicali). Poi stamattina alla radio ho sentito We Don't Need Another Hero di Tina Turner, e mi sono accorto che se uno prende il bridge prima del secondo ritornello, lo mette in loop, pitcha il tutto in avanti di un bel po'... beh, giudicate voi.

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Thursday, April 13, 2006

Music to watch goth-girls by
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Sono appena tornato dal concerto dei Sisters Of Mercy. Lo so: pronunciare una frase come questa il tredici aprile 2006 suona più o meno come se avessi detto «messere, sa dirmi se è da qui che incede la diligenza per Mediolanum?». Del resto, l'ultima volta in cui mi è capitato tra le mani un loro disco è stato due o tre traslochi fa, mentre per l'ultima volta che ho materialmente sentito una loro canzone credo si debba risalire all'indietro di almeno vent'anni. Ma tant'è. Ve lo dico chiaramente: ci sono andato solo e unicamente per vedere le ragazze gotiche, una categoria di cui avevo dei ricordi molto vaghi e comunque risalenti ad un'epoca in cui si è facilmente impressionabili. Il concerto di per sè è stato qualcosa di leggermente meno che irrilevante. A parte il ghiaccio secco - devono averne usato all'incirca due tonnellate, perchè dall'inizio alla fine non si è visto altro che una densa nebbia bianca - sembrava che qualcuno avesse messo su un bootleg registrato al Manila di Campi Bisenzio nel 1984, e pure uno registrato abbastanza male. Cioè, sembrava davvero che non stesse succedendo niente, che si fosse tutti andati lì a sentire un disco elettro-metal mentre delle sagome di gesso ricoperte di catrame stavano ferme dietro una coltre di fumo puzzolente. Ma a parte tutto i pezzi non erano poi così male. Quei pochi pezzi vecchi che hanno fatto, per lo meno. Perchè, come forse qualcuno più vecchiazza tra di voi ricorda, giusto vent'anni fa i Sister Of Mercy si litigarono di brutto, e quello tra loro che dopo varie beghe legali ottenne l'affidamento del nome - cioè Andrew Eldritch, il cantante, quello che vedete nella foto qui sopra - pare che ora non voglia più suonare i pezzi firmati anche dal suo ex compagnuccio Wayne Hussey per non dargli nemmeno la soddisfazione di fargli arrivare i soldi della Siae. Così siamo messi, se ancora qualcuno cercava metafore per mettere definitivamente fine ai miti della propria adolescenza.

Ma si diceva delle ragazze gotiche. Beh, la vera delusione è stata questa. Un dramma per metà di natura estetica e per metà di natura, come dire, semiotica. In buona sintesi: non è che la ragazze gotiche non ci sono più, è che nel frattempo il loro percorso ha incontrato due crocevia estetici - riassumibili nelle categorie "i bluvertigo" e "i lacunacoil" - che ne ha irrimediabimente alterato la natura originale. Da un lato il dark come comodità bourgeoise, imparentata più con Paolo Conte che con Ian Curtis; dall'altro il dark che sconfina nel gotico puro, negli stivali di vinile rosso col tacco da transex (urgh), nelle tette strizzate dentro costrittivi corpetti di cuoio e lacciuoli (doppio urgh) anzichè dimenticate dentro canottiere bi-strato con opzionale sovrapposta maglia di fishnet. E, sigh, i guanti con le dita tagliate. Non ce n'era una ieri sera che avesse i guanti con le dita tagliate. Ma chi cazzo vi ha insegnato a essere dark, Jasmine Trinca? I guanti con le dita tagliate sono fon-da-men-ta-li. Credo sia a causa di quella che Jean Baudrillard chiamava transustanziazione fallica. Isolare un frammento del corpo femminile, diceva Jean B, equivale a renderlo feticcio, e quindi "fallo", e quindi motore del desiderio. Un roba del genere. Adesso non riempitemi i commenti di sagaci osservazioni su come la teoria di JB fosse pre-poststrutturalista, cripto-freudiana o cos'altro. Sto già soffrendo a sufficienza nel ripensare ad un'adolescenza - la mia - passata a leggere libri con titoli come Lo scambio simbolico e la morte anzichè a slinguarmi negli angoli bui delle discoteche dark con le fan di Siouxie Sioux di cui ammiravo, rapito, la trasustanziazione fallica dei giovani corpi. (Ma fu una fase: quando ad un concerto degli Statuto intuii che le mod erano assai più radicate nei propri corpi delle dark, mi liberai in un sol colpo dell'intera collezione di Semiotext(e) e della verginità, in un percorso umano e affettivo che sarebbe successivamente approdato alla straordinaria stagione postmoderna della contaminazione alto/basso: ma di questo vi racconterò quando mi capiterà di andare a vedere un concerto degli Assalti Frontali).


PS 1: il titolo è preso a prestito a un post di Maxcar, perchè era umanamente impossibile trovarne uno migliore (anche se lui parlava di tutt'altro).
PS 2: non ci si crede, ma Semiotext(e) ha un sito...

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Friday, April 07, 2006

My Own Private Little Brokeback Mountain
Per ragioni lunghe e oziose da spiegare, oggi ho installato Virtual PC sul mio Mac. Lo so, lo so che ormai la distanza tra i due sistemi operativi, e Intel, e Leopard, ma ugualmente, non so, quando ho visto l'icona dello "start" sullo schermo mi è sembrata una cosa... contronatura.

L’unica consolazione è che adesso potrò far girare Acid.

UPDATE: Slate dice la sua riguardo a Boot Camp - «Boot Camp lets you buy the most expensive computer and load it with inferior software. Thanks, Apple. Thanks a lot.» - e si chiede perchè nessuno abbia invece pensato ad un Boot Camp reversed (utilizzare OSX su Windows). Già, chissà perchè... ;-)) Riguardo invece il tema del post, ecco una vignetta che dice più di mille ragionamenti...

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Thursday, April 06, 2006

“La nostra decisione di dichiarare pubblicamente una propensione di voto” (ovvero: il mielismo applicato al nightclubbing)
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La città di Milano - ma in un certo senso l'Italia tutta - viene chiamata in questo fine settimana ad una importante e necessaria scelta. Tale scelta è una scelta logistica - di luogo, di ambiente, di contesto urbano - ma soprattutto una scelta di campo, di appartenenza. La popolazione meneghina - come chiunque si trovasse a passare dopodomani sera per il capoluogo lombardo - è richiesta di compiere tale scelta proprio all’interno di quella che è la settimana delle scelte per antonomasia dell’ecosistema serale e notturno milanese: la Settimana del Mobile. Non è ovviamente un caso. Ma la confusione non deve distogliere nessuno dall'importanza del momento. La scelta che andiamo a fare sabato sera è una scelta non solo tra due stili, ma tra due modi (e mondi) di intendere la gestione del dancefloor. Da un lato, ai Magazzini Generali (20 euro), lo schieramento che ha monopolizato l'orizzonte del nightclubbing negli ultimi cinque anni, i belgi 2Many DJs; dall'altro, al 65 Metri Quadri (ingresso libero) lo showcase dell'etichetta tedesca che meglio ha saputo, forse, interpretare la complessità e la non-linearità degli anni che stiamo vivendo, la Gomma Records con Munk e Headman.

A dispetto di quel che da tempo attestano, unanimi, i sondaggi, il risultato della scelta di dopodomani sera appare ancora quantomai incerto. È questo un buon motivo perché il direttore di Weekendance.com spieghi ai lettori in modo chiaro e senza giri di parole perché il nostro blogghetto auspica un esito favorevole ad una delle due parti in competizione: la Gomma Records. Un auspicio, sia detto in modo altrettanto chiaro, che non impegna l’intero corpo di commentatori di questo blogghetto, e che farà nelle prossime quarantott’ore da cornice ad un modo di dare e approfondire le notizie quanto più possibile obiettivo e imparziale, nel solco di una tradizione che compie proprio in questi giorni un anno e mezzo di vita.

La nostra decisione di dichiarare pubblicamente una propensione di voto (cosa che abbiamo peraltro già fatto e da tempo in occasione di quasi tutti i principali eventi di nightclubbing nazionali e internazionali) è riconducibile a più di una motivazione. Innanzitutto il giudizio sull’esito deludente, anche se per colpe non tutte imputabili all’esecutivo, dei recenti set del duo belga: i due fratelli bellocci hanno dato l’impressione di essersi dedicati più al turismo ed alle attività ricreative, di aver badato più alle ospiti femminili nella loro consolle che non al contenuto delle borse dei dischi. In secondo luogo riterremmo nefasto, per ragioni che abbiamo già espresso più volte, che dalle urne uscisse un risultato di pareggio con il corollario di grandi coalizioni o di soluzioni consimili; e pensiamo altresì che l’alternanza alla consolle dei club più alla moda - già sperimentata nel 1997 e nel 2002 - faccia bene al sistema del nightclubbing tutto intero.

Per terzo, siamo convinti che la coalizione costruita da Mathias Modica (Munk) e Robi Insinna (Headman) abbia i titoli atti a governare le nostre notti al meglio per i prossimi cinque anni, anche per il modo con il quale in questa campagna elettorale Munk stesso ha affrontato le numerose contraddizioni interne al proprio schieramento. Merito, questo, oltreché di Modica, di altre due o tre personalità dell’etichetta Gomma. I danesi Who Made Who ad esempio, che portano nel loro suono laico e squadrato l’esperienza tanto del punk newyorkese delle origini quanto quella del funk più liberaldemocratico. The Rammellzee, la cui vicenda artistica legata al mondo del writing e del post-graffitismo ha radici antiche quanto quelle del cattolicesimo. Il radicalsocialista Mocky, che con il suo mix di laicismo temperato e istanze liberali rappresenta forse la novità più rilevante di questa campagna elettorale.

Noi speriamo altresì che Gomma Records e 2Many DJs continuino ad esistere anche dopo la sera dell'8 aprile. E ci sembra che una crescita nello schieramento belga della corrente facente capo al fratello minore, David Dewaele, possa aiutare quel campo e l’intero sistema ad evolversi in vista di un futuro nel quale gli elettori abbiano l’opportunità di deporre la drink-card senza vivere il loro gesto come imposto da nessun’altra motivazione che non sia quella di scegliere chi è più adatto, in quel dato momento storico, a farli ballare. Che è poi la cosa più propria di una democrazia davvero normale.

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Come il tale che chiedeva a un carabiniere se gli funzionavano le frecce della macchina, e il carabiniere rispondeva «ora sì, ora no, ora sì, ora no»
Solo che quella era una barzelletta, questa invece no.

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Wednesday, April 05, 2006

“L'accendiamo?” (nel senso della Torcia Umana dei Fantastici 4)
Ditemi che sto dormendo e che mi sto sognando tutto quanto, incluso questo post: Stan Lee, l'uomo che inventò Spiderman, i Fantastici 4, gli X-Men e decine d'altri supereroi della famiglia Marvel, ha firmato un reality show intitolato Who Wants to Be a Superhero (“chi vuol essere supereroe?”) in cui degli - ehm - aspiranti supereroi in costume sono sottoposti a prove più o meno atletiche e più o meno ridicole. Lee - che oltre che autore del reality è anche giudice unico dei concorrenti - dice che sta studiando una frase di commiato sul tipo di «you're fired» di Donald Trump in The Apprentice. Una cosa tipo «take off your costume!», dice. Urgh.

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Tuesday, April 04, 2006

Il prossimo che dice che “il rock non si rinnova” lo mando alla ICA di Londra
a

Dove, in lizza per l'edizione 2006 del Beck's Futures Prize, ci sono fra gli altri: un tale che invita i visitatori a farsi un giro con le sue scarpe, un palo dell'autobus rivisitato sotto forma di totem e un tale che si è inventato una finta band kraut-rock ed espone le sue memorabilia (senza farsi mancare nemmeno l'inevitabile pagina MySpace). Il Telegraph dice che è la migliore edizione da molti anni a questa parte.

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