Alla terza mail in 24 ore che mi chiede «sei dunque morto?», forse è il caso di rispondere pubblicamente a No, non sono morto e non sono in vacanza. Come qualcuno con cui ci si conosce anche nel mondo reale (e non solo via blogghetto) già sa, sto solo tentando di rispettare la deadline del 31 dicembre prossimo venturo quale data di consegna del radicale remake del simpatico libretto che tanta gloria diede ai suoi due autori dieci anni fa, e tanta gioia a grandi e piccini. («È un teaser? È un teaser!»: detto come «È un diesel» in C’è da spostare una macchina di Francesco Salvi) Dalla settimana prossima si ritorna sulla terra. Si, il 31 sera metto i dischi (tra le 04 e le 06 di mattina, per essere precisi) ma non vi dico né dove né perché, che tanto non è nulla di imperdibile e per ragioni di praticità suonerò solo cd (e chi conosce i topics abitualmente dibattuti su questo blogghetto sa che qui "suonare cd" è come per un sacerdote officiare messa con la coca cola). Vogliate però ugualmente gradire un omaggio di fine anno, due cose scovate ieri pomeriggio cercando materiale riguardo la vita e le opere di Gianni Boncompagni. Qui, in quella meravigliosa cosa chiamata Rai Click, trovate un’intera puntata della primissima serie di Discoring (quel dècor, quei parlati luuuuuunghi tra un pezzo musicale e l’altro, quelle facce imbalsamate tra il pubblico!). Qui invece una raccolta di inedite immagini pubblicitarie della Raffaella Carrà golden age, cinque o sei millenni prima di Scavolini e del panettone Motta, e ditemi voi - altro che Pipettes, altro che Au Revoir Simone - se quella donna non era twee trent'anni prima del twee pur senza sapere di esserlo... |
«Io vorrei, aprire régali al posto tuo» Nel ricordarvi la nottesanta di stasera di cui al post precedente, vi si rammenta anche che al solito indirizzo è disponibile pure la nuova puntata di Conversation Intercom (sottotitolo: «lo stupore che ti coglie quando scopri il campione da cui nasce il tuo pezzo dance preferito») mentre nella colonna di destra l’allegra autoradio di Weekendance è stata caricata a mò di cornucopia con le più belle canzoni di Natale d’ogni tempo e luogo (a insindacabile giudizio del comitato di saggi di Weekendance medesimo). Il tutto resterà online per l’intera durata delle Feste, quindi fate pure con calma. Come sempre enjoy e tornate a trovarci, che non è mica finita qui. |
Adesso è ufficiale. Se nel corso della nottesanta del 24 le vostre vicende personali dovessero portarvi a Genova, potreste venire a condividerle (le vostre vicende personali) con il proprietario di questo blogghetto e con Borut degli ScuolaFurano, che quella notte sono lì a Genova a suonare i dischi in un party di cui già si parla come l’ultimo appuntamente veramente irrinunciabile del 2005.
Il posto è il Milk di via Mura delle Grazie 25 (zona Carignano/centro storico/rive gauche), l’ingresso è gratuito con tessera Arci. Aspettatevi la discografia completa della Kitsuné, Theme From S-Express degli S-Express e le migliori party-tracks di sempre. Gli spingardeschi promoterz di This Is Genova, Not Milano supportano e scattano foto che nei giorni immediatamente successivi saranno online.
Adesso la sfida è trovare entro sabato il remix di Fire In Cairo dei Cure fatta da Digitalism... |
Le corde mi suonano forte la molla è carica Quando dieci minuti fa mi è arrivata una mail dal subject «i POOH cercano i loro cloni per la festa del quarantennale del gruppo» per un attimo ho sperato in una roba alla Cronenberg, o anche oltre. Ricerca di volontari per uno spericolato esperimento di duplicazione del genoma di Roby Facchinetti, tentativi di applicare le nuove frontiere della genetica al ringiovanimento del pop italiano, una roba alla Face Off tra Riccardo Fogli e Red Canzian, almeno una gara di sosia sul genere degli Elvis lookalikes ammeregani.
Invece cercano solo delle cazzo di cover band per la annuale festa del fan club.
(si, mi arrivano quotidianamente mail che mi informano su ogni singolo sospiro di Renato Zero, Pooh, Eros Ramazzotti etc... ma sono o non sono generoso a condividerle con voi?) |
This year, to save me from tears (reloaded) Sempre in attesa della playlist a tema che sarà online sulla radiolina qui accanto la sera del 24 (o forse del 23, devo capire i miei spostamenti), Liza di Copy, Right? ha messo online una dozzina di versioni del classico dei classici, Last Christmas (e dice di averne tre volte tante sepolte nel suo hard disc. Oh, quanto vorrei essere suo amico). La cosa agghiacciante è che nessuna riesce ad avvicinarsi neanche lontanamente allo splendidamente compiaciuto vuoto pneumatico dell'originale. Una simpatica parentesi autobiografica, a questo punto. Vi ricordate i pionieristici tempi del primo Napster e dei modem a 56k? Bene, Last Christmas, l'originale, fu l'unica canzone (insieme a Kids In America di Kim Wilde) che scaricai mai con Napster. Ce l'ho ancora. Ricordo che ci impiegò l'intero pomeriggio del giorno di Natale a scaricarsi, e verso la fine si aprì pure una finestrella con un tipo dalla Norvegia che mi diceva "scusa, devo interrompere la connessione da cui stai scaricando" e io (superato lo sconcerto di una finestrella che si apriva nel bel mezzo del desktop) gli risposi “no, no, ti prego, è Natale, fammela finire di scaricare”. Ma il norvegese se n'era già andato (a soffocarsi col Pandoro norvegese, gli auguro), e infatti il mio file di Last Christmas è interrotto verso la fine.
Più o meno come quando da bambini per farti mangiare gli spinaci ci mettevano sopra il formaggio fuso I Chicken Lips hanno remixato To And Fro dei Mattafix. Lo sta trasmettendo Pete Tong su BBC1. |
Are You Receiving Me? Come tutti i giovedì notte (finchè dura la bonanza), la radiolina lì sulla destra è stata imbottita con una nuova meravigliosa playlist. Buon ascolto e tornate a trovarci, che la settimana prossima - per la gioia dei grandi e il diletto dei piccini - si mette online la playlist di Natale. |
Si, c’era Drew Barrymore, you read it here first. Si, tutti i truzzi del mondo sembravano essersi dati appuntamento al Transilvania per farsi fare le foto con il braccio attorno alle di lei spalle come fossero best buddies dai tempi del liceo. Si, lei sopportava con quell’aplomb ed apparente noncuranza che solo i veri divi e le vere dive possiedono. Si, se non mi dicevano che quella era Drew Barrymore non l’avrei mai riconosciuta poichè ella è assai più piccola e più spigolosetta che sul grande schermo, e detto fra noi sembra una che si tiene, ok, ma nulla di più, tipo che potrei farvi un lungo elenco - e un giorno lo farò - di donne assai più materassabili (ma anche solo: assai più conversabili) di lei. E venendo invece alle cose serie, tipo l’esclusivissimissimo concerto degli Strokes nella platea del quale è avvenuta l’apparizione di DB, l’estrema sintesi è: sono strani. Bravi ma strani. Prima stranezza: Julian Casablancas sembra uno che canta con la voce di un altro. Tipo la voce di qualche crooner defunto negli anni Quaranta, direttamente dall'oltretomba. La voce di un morto ritornante alla Joe Dante (sia detto come un contorto, elaborato, citazionista complimento). Seconda stranezza, sembra sempre che stiano suonando dentro un loro video, o dentro uno show televisivo. Ti aspetti da un momento all’altro l’effetto di immagine che balla, alla Max Headroom. Questo perché sono evidentemente molto controllati: il che non vuol necessariamente dire rigidi o innaturali, no, però l’impressione è quella di un gruppo che si fa un culo quadrato in sala prove, che ci tiene da matti a fare “meglio” dello standard che si richiederebbe a una band come loro (“fatece divertì”, “suonate o’rock’n’roll”). In buona sintesi - e contrariamente magari alla somma algebrica delle cose dette fin qui - piaciuti molto. Proprio molto. Piaciuti perché sono rock’n’roll nel modo più puro e semplice del mondo. Non hanno fatto Ask Me Anything però, la canzone più bella del nuovo album. Diciamo che non se la sono sentita di tentare il confronto. Forse. O forse no. No |
Tre strisce a fumetti ispirate alla vita e alle opere di James Murphy. Le potenzialità di un’operazione del genere sono appena accennate, ma per dieci secondi fa abbastanza ridere. Qui, cercate alla categoria “Marty/other”. |
This year, to save me from tears In attesa della playlist a tema che sarà online sulla radiolina qui accanto la sera del 24, Bob mi segnala una paginazza di download gratuiti dell’etichetta Louisville fra cui i Jeans Team alle prese con il classico dei classici, Last Christmas, qui. |
Però ci sono speranze che il mondo finisca prima «After several years of intense speculation from fans as to whether the Easy Star All-Stars -- the musical collective behind 2003’s underground hit, DUB SIDE OF THE MOON -- would ever take on another reggae interpretation of a classic album, Easy Star Records announced the upcoming release of RADIODREAD, A Complete Reggae Version of Radiohead’s OK COMPUTER»
But they're guaranteed to raise a smile Non ci voleva un genio, concettualmente parlando. L’intero Sgt.Pepper’s dei Beatles rifatto in laptop-style. Inizia maluccio, ma When I’m 64 glitchata alla maniera di Schneider TM nella loro celebre cover di There’s a Light... degli Smiths non è male, come pure Lovely Rita. Nulla de che, ma quello che sorprende è la sconcertante similitudine - al di là dei mezzi tecnologici digitali utilizzati - con lo stile, con la grana sonora persino, di sperimentatori audio di due generazioni fa. Una With a Little Help From My Friends così stupidina e Muppet Show dell’ospedale psichiatrico avrebbero potuto farla - identica - gli Hybrid Kids di Morgan Fisher veniticinque anni fa, e Lucy In The Sky With Diamonds sembra trattata dai Nurse With Wound vent’anni fa. Strano, molto strano. È possibile (è una possibilità) che la storia abbia già fatto il giro e che, esattamente come è successo alla new wave ed a certo rock, anche per l’audio-avanguardia si stia ricominciando il ciclo daccapo. |
«The Go-Betweens and Supremes, and the Chills and the Dils... but something is missing» Beh, quel che manca si prova a metterlo, settimana dopo settimana, nella radiolina lì nella colonna di destra. In genere il giovedì notte. BlogRadio is the new mixtape. Buon ascolto... |
Va ora in onda: “paradossi del diritto d’autore”, puntata n° 4.815.162 Da qualche mese David Byrne ha una sua piccola internet-radio. Una cosa, appunto, piccolina, molto casalinga, in streaming. Più che una radio un nastrone: nel senso che lui a inizio mese decide una playlist, e quella rimane in streaming per tutto il mese. Essendo la “sua” radio, ed essendo familiare e casalinga, giustamente lui ci fa un po’ quello che gli pare: tipo che questo mese la playlist è tutta (quell’uomo è un genio) di «Rednecks, Racists and Reactionaries Country Classics». A settembre era tutto Bob Dylan e canzoni di Bob Dylan. A luglio erano solo canzoni di Franco Battiato, Fabrizio De André e Piccola Orchestra Avion Travel. (qui l’archivio delle playlist) Poi, visto che Byrne è fondamentalmente una persona onesta (e visto che la notizia di DB che apre una sua internet-radio non è di quelle che passano esattamente inosservate) Byrne paga regolarmente la RIAA, cioè la società che provvede alla raccolta dei diritti d’autore. La quale RIAA però qualche settimana fa gli manda una diffida relativa alla playlist dello scorso ottobre, che comprendeva solo e unicamente pezzi di Missy Eliott.
«In my case the law forbids streaming “radio” that features more than 4 tracks by any one artist in a three-hour period. (...) They are afraid that even if it’s not downloadable somehow if a fan knows there will be 3 Missy songs at a given time they can prepare their gear and tape them. The assumption being that sale is lost. [I’ve been informed that the fear is less sensible than that — it is that if you know you can hear a specific artist whenever you want, then the reasoning is you would never buy their records.]»
Qui il dettagliato racconto nella sintesi del suo involontario protagonista e qualche riflessione al riguardo (ma dovete andarvelo a cercare scrollando giù giù fino al 1 dicembre: il cialtrone sarà pure il genio che è, ma non ha i permalink) |
Anche in quei giorni Soltanto diciannove giorni a Natale. (A proposito: pare che la sera del 24 il proprietario di questo blogghetto suoni i dischi insieme agli Scuola Furano. Maggiori info a ridosso dell’atteso evento) |
Come al solito cercando tutt’altro, ho appreso stamani che nel ritornello di In America della D.J.F.T. BandRiccardo Cioni diceva «go head, go high» e non «oé, oà» come da me (me secondo me da un’intera generazione, incluso il massimo esegeta cioniano vivente) erroneamente creduto per oltre vent’anni.
(che poi, appunto col senno del poi, probabilmente neanche era «go head», ma «go ahead») |
Yr city's a sucker, my city's a creep Ecco, probabilmente sono l'ultima persona nell'universo a scoprirlo, ma la DFA ha una pagina su MySpace. Mica per altro: ci si può ascoltare il remix di Over And Over di Hot Chip di cui in giro tutti parlano. Recensione: è una cosa che uno a casa se l'ascolta pure, una volta, anche due, ma personalmente non avverto quella vibrazione inguinale che in genere segnala i dischi del genere «oh, non vedo l'ora di suonarlo ad una platea di raffinati intenditori del beat». Forget my five pounds, Juno. Bello invece Crush The Liberation di Juan Maclean [no, l'album non l'avevo sentito. Non ditelo a Fred Ventura: lui crede che io sia l'unica persona oltre a lui medesimo a conoscere tutta la discografia di James Murphy]. Luuuuunga, psichedelica, sorretta da delicati percotimenti di cowbells, urletti alla Prince e una linea di basso-synth che sembrano averla fatta degli orologiai. Svizzeri. You'll have my five pounds, Juno.
UPDATE: infatti di Hot Chip ne parla anche Jukka... |
Improvvisamente quei padelloni neri che ingombrano i tre quarti del mio appartamento fanno di me una persona straordinariamente alla moda [Notizia di un paio di giorni fa ma, sapete, qui si era chiusi per inventario] Gli entusiastici toni del Guardian non tanto nel nel dare conto del ritorno del vinile in termini di consumo/venduto, quanto nel sottolineare come le presse «hanno dovuto assumere personale extra»...
«According to the BPI, sales of vinyl singles are up 87.3% year on year and on many releases are coming close to equalling CD sales (as an example, Paul Weller's From The Floorboards Up broke down as follows: CD 55.44%, vinyl 38.56% and digital 6%). Meanwhile, HMV is boasting that it's selling more vinyl than at any other time this century, and pressing plants that thought their days were near an end are taking on extra staff to cope with the demand.» |
Same as it ever was Della settimana (scarsa) di fade away vi basti sapere solo che Jim Kerr mi ha dato un passaggio a casa. Ok, non guidava lui, e nemmeno pagava lui la corsa in taxi se è per quello, ma ugualmente lo considero un momento molto, molto significativo della mia vita.
Per il resto, come direbbero i Casino Royale, «ogni stop è solo un altro start». Si è fatta giusto un po’ di pulizia dei file, poco altro. Probabimente chi legge questo blogghetto in feed si è perso completamente la telenovela della comic strip che svanisce nel nero e tutto il resto della sit-com (inside joke: quella stessa striscia era stata il secondo postever di questo blogghetto, un anno fa. La trovo fantastica. Una straordinaria metafora sullo stile di vita di molti di noi).
Come i più attenti avranno notato, invece, la novità più rilevante è la pregevole blogradio lì a destra. Lo so che la piattaformina in questione non è esattamente la migliore forma di trasmissione della conoscenza musicale sul web, che qui si sta come di consueto scoprendo l’acqua calda, che - perbacco - il podcasting, i feed rss, winamp, macchiaradio etc etc etc. Ma a me ‘sta specie di autoradio da blog è piaciuta appena l’ho vista, mesi fa (ci ho messo un po’ ad applicarla perché notoriamente gli utenti Mac non godono di pari opportunità sul web). Mi è piaciuta per la sensibilità lo-fi che emana, e perché concettualmente ricorda un po’ i bobinoni notturni delle vecchie radio private, quelli che se non c’era un’anima pia a registrarne uno nuovo restavano in programmazione per settimane, mesi, e se eri un habituè della radio finivi per conoscerlo a memoria. Qui si tenterà di tenere refreshed il metaforico bobinone .rbs quanto più possibile, almeno con cadenza settimanale.
Grazie alla munifica ospitalità del tecnologo torinese, fra l’altro, si è pure risolto il problema dei limiti di banda: potete stare attaccati a Weekendance Radio quanto vi pare senza il rischio che appaia la ferale schermata “bandwidth exceeded”. Anzi, se guardate sul corpo della radiolina c’è un tasto pop-up. Cliccatelo, e in un battere di ciglia Weekendance Radio si trasformerà in un gradevole frontalino estraibile che potrete tenere ai margini del vostro desktop, ascoltando le allegre musiche mentre girate per il web a far dell’altro.
DISCLAIMER: please note that trax
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(very light, so it won't take you a
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on 56k) offered for a limited time
and for evaluation purposes only.
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