La Strada di Zwan: Billy Corgan e il tempo ritrovato
 

di: Fabio De Luca




Il mondo è un vampiro, come si ricorderà. Anche se a noi tutti era sempre sembrato che il vampiro in questione assomigliasse molto al testone che del vampiro cantava in quell’indimenticabile pezzo di rock anni Novanta che era Bullet With Butterfly Wings. Billy Corgan: una delle poche superstar sopravvissute al post-grunge. Lui che col "grunge" non ha ovviamente mai avuto nulla a che fare. Troppo più elaborato, persino "barocco" (nel senso migliore): innamorato del rock ma sottilmente anche della new wave elettronica con cui è cresciuto (quadratura del cerchio: ha accompagnato alla chitarra gli amici New Order in buona parte dell’ultimo tour mondiale). Billy Corgan il malinconico e l’inavvicinabile. Billy Corgan che ha messo la parola fine alla lunga vicenda degli Smashing Pumpkins senza troppo rumore o lamentazioni funebri, appena un attimo prima che si cominciasse ad averne a sufficienza di album "concept" e live "di addio". Billy Corgan che tutti aspettavamo alla prova del nove dell’album da solo. Perchè l’album "solo" è una delle grandi icone del rock, al pari della chitarra elettrica e dell’istituzione delle groupies. Hai un gruppo, magari un gruppo di grande successo, un gruppo che ti soddisfa e che offre uno scopo alla tua ambizione: ma se l’ambizione dovesse crescere oltre il livello di guardia, se dividere la scena con gli altri della band dovesse cominciare ad andarti stretto (dirai: "voglio sviluppare la mia creatività lungo percorsi differenti rispetto a quelli già battuti insieme alla band") c’è sempre la fantastica scappatoia dell’album "da solo". Figurarsi Corgan, che dava l’impressione di essere alle prese con degli album "solo" anche quando era negli Smashing Pumpkins.

Invece no. Sciolti d’autorità i Pumpkins, Corgan non fa il famoso album solo che tutti aspettavamo, ma al contrario crea un vero gruppo, un gruppo che non è semplice sostegno al suo ego, un gruppo che - al limite - starebbe in piedi anche senza di lui. Un gruppo nel quale Corgan persino prende in considerazione (anche se il pettegolezzo verrà poi smentito sin dalle prime interviste) di non essere il frontman e cantante. Interessante spostamento di prospettiva. Ecco perchè buona parte di quest’articolo sarà dedicato ai ragionamenti sotterranei ed agli spostamenti di materia grigia all’interno del testone di Corgan, ed a come questi abbiano portato - attraverso percorsi neanche più tortuosi di quanto si potrebbe pensare - alla nascita degli Swan. La tesi: Mary Star Of The Sea non è l’album solo di Billy Corgan, ma un reale tentativo di uscire dal suo proverbiale narcisimo, da una situazione in cui lui era - di fatto, nel bene come nel male - il padre-padrone di un marchio di fabbrica vincente (gli Smashing Pumpkins) per approdare ad un’istituzione maggiormente "democratica". Un gruppo fatto di individui che già avevano, tutti quanti, una loro storia ed una loro ragione di essere già prima di venire coinvolti nella nuova follia corganiana. In un certo senso un "super-gruppo", altra icona ereditata dagli anni Settanta e non meno dura a morire dell’album "solo" di cui sopra (essendone fra l’altro - spesso - una sorta di contraccolpo a sorpresa: il rocker inquieto vuol fare il disco da solo, ma per insicurezza o per eccesso di relazioni sociali si circonda di amici famosi quanto o quasi quanto lui, finchè scatta la sindrome da "supergruppo"...). Corgan però dice di no, dice che gli Zwan NON sono un supergruppo. "La premessa alla base di un super-gruppo", sono le sue testuali parole, "è dire una cosa del tipo "io sono un genio, tu sei un genio, la nostra somma algebrica è geniale". Non è il nostro caso; non siamo così sicuri di noi stessi. Ma, certo, è anche vero che siamo un progetto troppo grosso per poter far finta di niente, per poter pensare di essere una qualsiasi garage-band".

Nè garage-band né super-gruppo né dollies dell’industria. Gli Zwan nascono dall’amicizia tra Billy Corgan ed il chitarrista Matt Sweeney, già con i noise-rockers Chavez (nonchè turnista con i Guided By Voices e Cat Power). L’amicizia tra i due risale a tempi realmente preistorici, molto prima dell’esplosione dei Pumpkins. Si parla di fine anni Ottanta, lo scenario è un piccolo ma leggendario rock-club di Hoboken, nel New Jersey: il Maxwell’s. "Siamo diventati amici alla velocità della luce" ricorda oggi Sweeney: "Billy mi ha visto suonare un paio di volte con la band dei miei ultimi anni di college, gli Skunk, ed è diventato subito il nostro fan numero uno. Gli piacevamo veramente! E siamo rimasti in contatto lungo tutti gli anni in cui gli Smashing Pumpkins sono diventati quello che sono diventati. So che dirlo adesso è ridicolo, ma in un certo senso è come se avessimo sempre saputo che prima o poi avremmo fatto qualcosa insieme". Secondo ad essere coinvolto è stato Jimmy Chamberlin, già batterista negli Smashing Pumpkins e - con ogni probabilità, a detta un po di tutti quelli che li conoscevano bene - il membro dei Pumpkins che Corgan rispettava di più e con il quale si è sempre trovato più a suo agio. "Era ovvio che io e Billy avremmo ancora lavorato insieme", dice Chamberlin, "ma onestamente non credevo che avremmo iniziato un’altra band INSIEME! All’indomani dell’ultimo concerto dei Pumpkins, quello al Metro di Chicago, il patto era di prenderci comunque almeno un anno di tempo per pensare, per stare con noi stessi. Beh, nemmeno tre mesi e mezzo dopo, ed eccoci che già eravamo di nuovo insieme in una sala prove, a Salt Lake City, con un nuovo progetto a cui lavorare e nuovi piani per la dominazione del mondo!".

Il modo in cui la band comincia piano piano a coagularsi attorno a Corgan ricorda un po’ le dinamiche di certi giochi di squadra da asilo d’infanzia: sembra quasi di immaginarlo, Corgan, mentre gira per il cortile alla ricerca di nuovi amichetti con i quali condividere il suo nuovo giocattolone - per il momento ancora tutto nella sua testa. Ad esempio: una premessa chiarissima sin dall’inizio nella testa di Corgan era che il gruppo dovesse essere profondamente "chitarristico". "Sapevo sin dal principio che ciò che volevo era un gruppo che facesse rumore" dice Corgan: "e sapevo che quel rumore era il rumore della chitarra. Anche un sintetizzatore può essere rumoroso, è vero, ma quello che avevo in mente era il rumore delle chitarre. Come quando ho iniziato a fare musica, nel 1988, quando era cool essere Paul Westerberg [leader degli allora seminali Replacements. ndr]. Volevo quello. Volevo lo splendido egoismo di un gruppo dove ciascun chitarrista è perso per suo conto nei propri assoli!". Occhio all’ironia, nell’ultima riga e mezza. Anche se alla fine, di chitarristi, dentro gli Zwan se ne contano tre. Il terzo è quello meno prevedibile di tutti, quello che non ci si sarebbe mai aspettati di vedere dentro una macchina-glam come gli Zwan, soprattutto perchè trattasi di un bassista: David Pajo, l’artistoide "alternative" dei super-teorici post-rock Slint (vedi anche Papa M, e in epoche giurassiche addirittura Tortoise). Pettegolezzi da pianerottolo riportano che in un primo momento Corgan avesse persino "paura" di chiedere a Pajo se voleva giocare con lui; che dicesse cose tipo "è troppo figo, non vorrà mai suonare negli Zwan", e che alla fine abbia mandato avanti Matt Sweeney a chiederglielo. Invece Pajo ci ha messo meno di un minuto ad accettare, nè ha fatto una piega quando Corgan lo ha pregato di passare dal basso alla chitarra perchè - semplicemente - nella sua testa gli Zwan "dovevano" avere tre chitarristi. Fantastico, perfetto. A quel punto mancava solo un bassista, o una bassista, e ad una festa a Chicago Corgan e Sweeney incontrano Paz Lenchantin, bassista degli A Perfect Circle, "che aveva pure un gran fondoschiena" chiosa Sweeney, e non fanno altro che chiederle se ci sta a giocare con loro, e a quel punto il puzzle è completo, il gruppo c’è e - misteriosamente - sembra pure avere un senso compiuto.

Non vi sarà sfuggito che parte di questo "senso" risieda anche nella peculiare natura di band costruita pezzo per pezzo, come una piccola famiglia-rock. Quasi alla base ci fosse prima di tutto, prima di qualunque contratto discografico e prima di qualunque copertina di giornale, il bisogno di circondarsi di un rassicurante microcosmo sul quale fare affidamento. Non ci si pensa mai, ma alla fine anche i dischi e gli artisti vivono, come noi, nel mondo reale: e quella (strana) consapevolezza di "famiglia-rock" è nata nel cuore di Corgan nello stesso identico momento in cui anche in tutti noi - chi più chi meno - nasceva qualcosa di simile. "L’undici settembre 2001 Matt si trovava a quattordici isolati dal World trade Center" rievoca oggi Corgan. "E anch’io ero a New York, quel giorno. Ci sono migliaia di cose che ti attraversano la testa quando ti trovi di fronte ad un evento così spaventoso. Una di queste è che... beh, ti rendi conto del bisogno di avere un gruppo attorno a te, perchè la verità è che viviamo letteralmente circondati dalla morte. Molti hanno notato che attorno agli Zwan c’è un’atmosfera più positiva che in passato negli Smashing Pumpkins. E’ vero, è una reazione naturale alla tristezza del mondo tutto attorno. Negli anni Novanta ero immerso nel dolore, e di conseguenza anche la mia musica lo era. Ma arriva un momento in cui capisci che devi smettere di lamentarti, che ti accorgi del mondo attorno a te e del fatto che la vita è la cosa più preziosa". Il risultato è una sorta di rinascita umana e forse anche artistica (altro cliché del rock’n’roll, in questo caso appropriato). "Da quando ho iniziato gli Zwan" aggiunge ancora Corgan "non ragiono più sul fatto di avere trentacinque anni, di fare questo lavoro da un’eternità, di dover prendere in media un volo aereo al giorno. Mi sento di nuovo giovane, di nuovo eccitato del fatto di fare musica, del fatto di avere un obiettivo". Aggiunge l’ex-Pumpkin Jimmy Chamberlin: "Zwan è più un gruppo di amici che si vedono per suonare assieme che un lavoro. Gli Smashing Pumkins erano un lavoro, questo è passione!". Confronto con il passato che Corgan, invece, evita accuratamente: ma è inevitabile leggerlo in trasparenza in alcune sue dichiarazioni. "E’ destino che nella musica, quando cominci a pensare troppo, a pianificare troppo, a seguire l’ovvietà, finisci per fare una brutta fine". E ancora: "da dove venivamo noi, cioè la scena indie-alternativa, alla base di tutto c’è il rapportarsi con la musica in un modo semplice. Ecco: questo è ciò che tentiamo di recuperare con gli Zwan, il divertimento, il tornare alle radici del perchè suoniamo musica. Perchè suoniamo? Per divertirci, che diamine!". Il finale è puro fumetto, puro Superboy a Smallville alle prese con superpoteri, superproblemi della crescita e responsabilità non richieste. "Salvare il mondo è un grande lavoro, ma è anche un lavoro a tempo pieno. E per stavolta non voglio avere nulla a che farci. Voglio un break, un po’ di quiete: stavolta il mondo dovrà salvarsi da sé!". Alla faccia del vampiro.

(da: Rumore, marzo 2003)