Tracey, Damien e Grayson: sai tenere un Segreto?
 

di: Fabio De Luca




Siete in grado di riconoscere a colpo d’occhio uno schizzo di Damien Hirst o un biglietto scarabocchiato da Tracey Emin? Sicuro? Allora potreste fare un buon affare. Da venerdì18 novembre al Royal College of Art di Londra c’è una mostra che sembra fatta apposta per mettere alla prova chi è convinto di avere occhio per l’arte, ma anche (e forse soprattutto) chi ha voglia di dissotterrare il mai troppo sopito dibattito sul "senso" dell’arte contemporanea. "Secret" raccoglie duemila opere originali in formato "cartolina", perfettamente uguali nelle dimensioni ma diversissime nella tecnica. Il colpo d’occhio è notevole: si va da semplici scritte a pennarello (tipo: "Art is My Airplane", l’arte è il mio aereoplano) a elaborate tecniche di stratificazione della pittura, da sputacchi d’inchiostro che sembrano un Rorschach Test a citazioni di Keith Haring fino a interessanti mixed-media (o più banalmente: collage) di polaroid, ritagli di giornale e persino applicazioni di pelliccia o di capelli umani. Il trucco c’è, ed è semplice: la quasi totalità delle cartoline sono realizzate da studenti del Royal College of Art, mentre una piccola parte sono state donate da star di prima grandezza e dalle valutazioni stratosferiche come Damien Hirst, Grayson Perry, alcuni ex-studenti della RCA, come David Hockney, Peter Blake o la stessa Tracey Emin. Tutte le opere sono esposte senza riportare indicazioni su chi le ha fatte, e tutte sono messe in vendita al medesimo prezzo simbolico: 35 sterline (una sessantina di euro circa), che andranno a rimpolpare il fondo destinato alle borse di studio della RCA.

Ovviamente chi azzecca l’opera dell’artista di grido fa un affare d’oro. Una specie di tombola, però con quotazioni da Superenalotto (anche se all’ufficio stampa della RCA non amano soffermarsi su "quanto" possa valere, dopo il disvelamento, il Damien Hirst o il Tracey Emin nascosto fra le altre cartoline). Talvolta poi l’ignoto studente della RCA ci mette del suo per confondere ancor più le acque, scodellando una cartolina che "sembra proprio" fatta nello stile che uno si aspetterebbe dal nome di grido. Capita così - come due anni fa - che l’opera di una delle star più rutilanti del firmamento dell’arte contemporanea rimanga invenduta (alla RCA non vogliono però rivelare chi è per paura che "ci rimanga male"), mentre lo scorso anno il contesissimo pezzo di Hirst se l’è aggiudicato un signore totalmente a digiuno d’arte che cercava solo una cartolina di Natale per sua madre. In dodici anni di "Secrets" - che però solo negli ultimi quattro ha visto trasformarsi lo "Hirst-spotting" in un gioco di massa - le storie così sono parecchie, come pure i nomi esterni o marginali al circuito dell’arte che nel corso degli anni hanno regalato una loro opera: David Bowie ad esempio, o Paul McCarney, o lo stilista Hussein Chalayan, o il designer di calzature favorito da Carrie Bradshaw in Sex & The City, Manolo Blahnik.



Un gioco, insomma. Perfettamente in linea, se si vuole, con quegli elementi di humour e di "pop" che da sempre accompagnano le imprese dei figli della Young British Art. Così come è ovvio che una mostra come "Secret" si presti al prevedibile muso lungo di chi da sempre fatica a identificare come "arte" una tenda da campeggio con cuciti dentro i nomi di tutte le persone con cui ha dormito l’artista nel corso della sua vita (come da celebre capolavoro di Tracey Emin). Insomma: se nemmeno si riesce a distinguere l’opera di un artista quotato milioni di euro da quella di uno studente di college allora non è "vera" arte, no? In realtà non è questo il problema. "Che "tutti" possano fare un’opera alla Damien Hirst è ormai un dato di fatto" dice Emanuela De Cecco, critico d’arte, di recente curatrice di una mostra dedicata all’artista inglese Tacita Dean. "Quello che "Secret" mette in gioco è più una sorta di "tutti possono essere galleristi". Ma è solo un gioco, appunto, un finto cortocircuito del sistema-arte: in realtà un "vero" Hirst continua a costare qualche milione di euro, e rimane appannaggio di una cerchia privilegiata di potenziali acquirenti". A tutti gli altri - acquirenti e non - rimane l’emozione dell’attimo in cui viene rivelato il nome dell’autore. Forse dovrebbero chiamare Paolo Bonolis a farlo. Uno "scavicchi ma non apra!" al momento giusto garantirebbe la giusta dose di thrilling al tutto.

(da: Io Donna, 12 novembre 2005)



Qui sopra alcune tra le opere esposte nel 2004: 1) Tracey Emin. 2) Roger Cecil. 3) Grayson Perry. 4) Julian Opie. 5) Debbie Lawson, studente. 6) Mario Testino. 7) Lucy Fitzmaurice. 8) Sukie/A Design Company. 9) David Hockney. 10) Penny Neville Lee.