Primal Scream: "il problema è che noi non siamo gli Oasis"
 

di: Fabio De Luca




Erano al posto giusto quando, nella Londra della seconda metà degli anni Ottanta, si mettevano le basi della neo-psichedelia in stile Creation (Creation l’etichetta ovviamente, non il gruppo) concedendo un tanto ai Ramones ed un tanto ai Byrds. Hanno creato il definitivo crossover tra psichedelia Sixties e downtempo con Screamedelica, nel 1990. Sono quindi ritornati al southern-rock, hanno incrociato le loro strade con quelle del dub, intuito le potenziali derive offerte dall’elettronica radicale, ed hanno infine realizzato un definitivo monumento al rock di dopodomani - tre anni fa - con lo straordinario Xtrmntr. Che, però, ha venduto molto meno di quanto si era pronosticato. Ciò non toglie che i PRIMAL SCREAM rimangano una delle band più innovative, inquiete (e longeve) in circolazione. Rumore parte da qui e chiede lumi sul nuovo album al bassista Mani Mounfield - ex Stone Roses, è con gli Scream da metà della lavorazione di Xtrmntr (e come chiunque a Manchester ha anche una piccola parte in 24 Hours Party People: appare per cinque secondi nei panni di un tecnico del suono...) - ed il chitarrista Andrew Innes, che invece è nella band sin dagli inizi.

Cominciamo da Xtrmntr: un disco che probabilmente non ha ricevuto l’attenzione e i riconoscimenti che avrebbe meritato...

Mani. Probabilmente è vero, ma sai come vanno queste cose: talvolta il pubblico si accorge delle cose, talvolta no...

Beato te che riesci a prenderla con filosofia...

Mani. Ma è vero! Ci sono volte in cui qualcosa nel lavoro che hai fatto non funziona, e tu non puoi farci nulla. Sarebbe stato un disastro se avessimo studiato per dei mesi su come fare un disco e poi il disco si fosse rivelato un fiasco: invece Xtrmntr era esattamente ciò che ci sentivamo di fare in quel momento, nè più nè meno, quindi i conti tornano, è tutto ok. Facciamo musica con lo scopo di soddisfare noi stessi per primi: se poi anche altra gente ci si riconosce e decide che vale la pena di scoprirla, beh, tanto meglio... E a parte tutto è vero: penso che Xtrmntr fosse un eccellente album, e in tutta sincerità sono estremamente infastidito dal fatto che non abbia ricevuto una risposta pari alle sue potenzialità...

In un certo senso era troppo intelligente, troppo "ragionato" per essere un album rock’n’roll come appariva sotto il profilo stilistico. E’ come se vi foste condannati da soli alla maledizione della canzone dei Third Bardo che avevate inserito nella prima stesura...

Mani. I’m five years ahead of my time!

Esatto: "cinque anni in anticipo sui tempi". Nel 2004 venderà carrettate di copie...

Andrew. Succederà proprio così. Sono convinto che sia un disco attorno al quale si consoliderà un culto destinato a durare nel tempo...

Mani. In realtà non credo che il problema fosse che era un disco troppo intellettuale. Al contrario, credo che il problema fosse che era un disco troppo aggressivo. Troppo aggressivo da troppi punti di vista.

Ha avuto ottime recensioni ma un cattivo responso di pubblico?

Mani. Non è che abbia avuto un cattivo responso da parte del pubblico. Ovunque abbiamo suonato c’erano persone che uscivano pazze, e tra l’altro devo dire che nel tour successivo all’uscita di Xtrmntr noi eravamo particolarmente in forma. Il problema è che noi non siamo gli Oasis: gli Oasis vendono milioni di copie, noi no! Non so perchè ma si era diffusa questa convinzione che fossimo d’un tratto diventati un gruppo alla Oasis... E’ vero: facciamo un sacco di concerti in tutto il mondo e ai nostri concerti c’è sempre un sacco di gente, ma non siamo un gruppo da milioni di copie. Non lo siamo mai stati, e non c’era ragione di pensare che saremmo potuti diventarlo con Xtrmntr.

Andrew. E’ buffo che ci si preoccupi perchè "non abbastanza persone rispetto alle previsioni" hanno comprato un determinato disco. I parametri dovrebbero essere altri... Per noi, sicuramente, sono altri. Non siamo dei politici, per i quali il consenso è la base del risultato: per noi aver fatto un disco che riteniamo eccellente e che una piccola percentuale di persone ritiene eccellente è già un risultato soddisfacente.

Ci sono altre priorità...

Mani. Piccole cose. Che delle persone possano partire da un nostro disco per scoprire altra musica del passato, ad esempio: di tutte le opportunità questa è una di quelle che più mi esalta!

Quindi non c’è stato nessuna, uhmm... ombra lunga di Xtrmntr mentre lavoravate al nuovo disco?

Mani. No: da quando lavoriamo in uno studio tutto nostro la metodologia di lavoro è estremamente più rilassata. Non abbiamo pressioni, non abbiamo scadenze se non quella generica per cui "a giugno dovete consegnare il disco finito".

Andrew. Vuoi dire se avevamo paura di un insuccesso? No: come dicevo prima, dal nostro punto di vista Xtrmntr non è stato un insuccesso. E comunque è nella nostra natura guardare avanti e non indietro: finito un disco, si passa a quello dopo.

Sbaglio o il nuovo disco non ha a tutt’oggi ancora un titolo?

Mani. E’ così.

Quanto tempo avete per decidere?

Mani. Oh, un paio di settimane...

Andrew. In realtà è l’intero disco a non essere ancora completo. Stiamo aspettando ancora un paio di mix definitivi che devono tornarci indietro.

Tornare indietro da chi?

Andrew. Uno da Kevin Shields, l’altro da Giorgio Moroder.

Ah già, ho letto di tutta questa serie di personaggi coinvolti nel processo di produzione del disco: ma si è trattato di, per così dire, "consulenze" alla produzione finale oppure di veri e propri remix?

Andrew. Remix. Abbiamo dato una traccia a ciascuno di loro. Una traccia in linea di massima già definitiva, chiedendo loro di rifinirla come meglio credevano.

Quindi in teoria potreste pubblicare un disco vero ed uno con le versioni remixate dai vari ospiti?

Andrew. In teoria sì, ma quello che ci interessava era far entrare gli ospiti nel processo produttivo: quindi le versioni che pubblicheremo saranno quelle che ci stanno tornando indietro dai vari remixatori.

...E finchè non vi torna indietro il dat con la versione rimaneggiata definitiva voi non avete la minima idea di cosa hanno combinato con la vostra traccia?

Andrew. Esatto... assolutamente no!

Ma è fantastico! È come aprire i regali la mattina di Natale!!! E - ehm - avete messo in conto anche la possibilità che qualcuna delle versioni non vi piaccia o non sia adatta alla linea dell’album?

Mani. Beh, potrebbe succedere. Ma non credo che succederà: stimiamo molto le persone che abbiamo coinvolto, e siamo sicuri che ciò che verrà fuori sarà stupefacente. Abbiamo lasciato a tutti loro la più totale libertà di fare ciò che volevano e ciò da cui si sentivano ispirati, senza nessun preconcetto da parte nostra: al tempo stesso, però, abbiamo abbinato tracce e remixatori con un criterio. Consegnare le nostre tracce nelle mani di queste persone è stata una gioia.

Quindi la versione remixata sarà quella "ufficiale", quella che uscirà sull’album?

Andrew. Non obbligatoriamente. Ma in linea di massima si: ci sono tre o quattro canzoni sull’album che "chiamavano" letteralmente la collaborazione di Kevin Shields, e su quelle ad esempio siamo abbastanza sicuri del risultato. Anche perchè molti dei remixatori - come Kevin, o Andy Weatherall - sono persone che conosciamo bene, e che sappiamo lavoreranno con personalità ma anche in funzione di un "disco dei Primal Scream".

Il patto però era che a loro fosse data la totale libertà di intervenire sulle tracce...

Andrew. Era implicito, si: ma - appunto - ciò che ha reso queste collaborazioni interessanti era proprio il fatto che l’ipotetica libertà di disfare completamente ciascuna traccia non fosse una priorità né per noi né per loro. Andy potrebbe tranquillamente prendere la nostra traccia e stirarla all’indefinito, ovviamente sarebbe capace di farlo, ma qui non avrebbe senso, e lui lo sa perfettamente. E c’è un altro punto: ciascuna delle singole tracce suona bene già nella versione originale. È anche per questo che che siamo convinti che tutti loro lavoreranno per ottimizzare quello che di buono già c’è.

Nel caso di Sick City però è successo il contrario: era una canzone che avevate scritto per David Holmes e che vi siete in qualche modo "ripresi"...

Mani. Si, era una canzone che stava su Bow Down To The Exit Sign di David Holmes, ma la suonavamo dal vivo da diverso tempo, e in una versione parecchio più energetica rispetto all’originale, quasi punk. Riprenderla ci è sembrata una buona idea, e infatti è a detta di tutti uno dei pezzi più riusciti dell’album.

Mani, tra l’altro anche tu sei un dj come Holmes...

Mani. Beh, non direi che sono un dj. Sono cresciuto mettendo i dischi, probabilmente so mettere due dischi in battuta, ma ho sempre fatto un sacco di casino...

Sei l’unico nella band ad essere coinvolto nel djing?

Mani. In realtà anche Andrew...

Hai fatto il dj?

Andrew. Per un periodo, sette anni fa.

Perchè hai smesso?

Andrew. Ehm... ho fatto in tutto cinque serate. Ho deciso di smettere una sera che ero in un locale di Bristol, e il dj che suonava prima di me era assolutamente... aaaaahh, mi ha lasciato a bocca aperta per quanto era bravo: e la gente nel club era assolutamente pazza per lui! Ho capito che avrei fatto meglio a concentrarmi solo sulla chitarra...

Che genere suonavi?

Andrew. Piano-house, molte cose italiane. Danny Rampling è sempre stato uno dei miei dj preferiti. Poi ce n’era uno italiano... non ricordo il nome...

Mani. Danny Tenaglia?

Ralf?

Andrew. No...

Claudio Coccoluto?

Andrew. Nemmeno... Accidenti: l’avrò sentito suonare decine di volte, a Londra è uno veramente famosissimo, suonava in un club chiamato Pure...

Tornando al disco, ci sono un paio di tracce come Deep Hit Of Morning Sun e Autobahn 68 di cui Nme - c’è da scommeterci - scriverà "i Primal Scream hanno scoperto il kraut-rock"...

Mani. I Primal Scream hanno sempre cercato di incorporare elementi diversi nel loro suono, cambiando sempre qualcosa da un disco all’altro. Stavolta è successo che uno dei tratti più riconoscibili in un paio di pezzi fosse riconducibile al rock tedesco anni Settanta.

Andrew. Tutte le band hanno delle influenze: noi siamo solo più onesti della media e non tentiamo nemmeno di nasconderle. Un pezzo come Autobahn 68 non devi neanche ascoltarlo per capire da dove prende ispirazione...

Ho letto che nella versione definitiva del disco ci sarà anche una cover del classico Some Velvet Morning, con Kate Moss nella parte che fu di Nancy Sinatra...

Andrew. Kate è un’amica, era anche nel video di Kowalski. Era in studio una volta che stavamo provando, si è messa a cantare e ci siamo accorti che ha stile! Così, quando si è trattato di pensare ad una voce femminile per Some Velvet Morning, Kate è stata la scelta più naturale.

Mani. E’ una versione strana, non è proprio fedelissima all’originale. E’ molto chilled-out, ci sono diversi accordi cambiati, c’è un’orchestra d’archi di quattro elementi, coordinata dal tipo che fa gli arrangiamenti per Bjork; ci sono suoni metallici... Questa è la traccia che abbiamo mandato a Giorgio Moroder...

E la polemica su Bomb The Pentagon? Avete deciso se toglierla o lasciarla? [Bomb The Pentagon era stata scritta tre mesi prima dell’11 settembre, ma solo la possibilità che potesse uscire con quel titolo aveva creato un codazzo di polemiche che ha riempito la stampa inglese per mesi - ndr]

Mani. E’ un’idiozia, lo so: la canzone non era un invito alla gente ad andare a bombardare il Pentagono, figurarsi. Anche un’idiota l’avrebbe capito. È una canzone sulla depressione, sul bisogno che si ha di reagire, di trovare una forza per rialzarsi. L’immagine di una persona che si rialza da terra come uno stormo di aerei ci sembrava grandiosa, ma ovviamente la Storia ha cambiato un po’ la prospettiva.

Quindi non c’è?

Mani. C’è, con il titolo cambiato in Rise. Dove diceva "Bomb, bomb, bomb the Pentagon" adesso dice "Rise! Rise!". Il resto è identico. Certo: in culo alla libertà d’espressione...

(da: Rumore, luglio/agosto 2002)