It began in Ibiza: la Summer Of Love e tutto il resto
 

di: Fabio De Luca




It began in Ibiza. E’ iniziato tutto a Ibiza. O meglio: in realtà è iniziato tutto in California, vent’anni prima. Sia fatta giustizia una volta per tutte nei confronti dei fricchettoni stagionati che camminavano, scalzi, per le strade di Haight-Ashbury a San Francisco nel 1967. La "Summer of Love", l’Estate dell’Amore - il concetto base come pure il geniale pay off con il quale tale concetto lo si è riassunto e raccontato al mondo - è un’invenzione loro. La "nostra" Summer Of Love, quella inglese via Ibiza, è arrivata soltanto vent’anni più tardi, ed a dividere le due Estati non sono stati solo due decenni cronologici. Allora, a Haight-Ashbury, c’era il sogno hippy a tenere tutti svegli la notte, la speranza di un mondo migliore e senza guerre (c’era, in quel momento, il conflitto del Vietnam in pieno svolgimento). C’era una rivoluzione sessuale da mettere gioiosamente in pratica ed una rivoluzione controculturale attraverso la quale provare a spiegarsi i cambiamenti che stavano avvenendo, e mettere in discussione le grandi categorie del pensiero fino a quel momento prese come uniche ed eterne. Insomma, un momento assai dinamico, fluido, creativo, scandito dal rock psichedelico dei Jefferson Airplane e dei Byrds, dal delicato pop ottimista dei Mamas & Papas, dagli esperimenti di "allargamento" del proprio stato di coscienza (secondo le indicazioni del "guru" Timothy Leary) e da grandi eventi collettivi come il Monterey Pop Festival (giugno 1967).

Vent’anni più tardi: intanto Londra non è la California, che sarà banale ricordarlo, ma evidentemente qualcosa vuol dire. Le cose ovviamente non succedono mai per caso: che l’acid house e relativa sottocultura attecchiscano tra il 1987 ed il 1988 non è solo una coincidenza. Non è solo il fatto che i primi campionatori e la generica gadgetteria elettronica, adesso a basso costo, permettano una crescita esponenziale di produzioni electro-minimali ritmiche (di cose così ne circolavano fin dal 1984, convenzionale data di nascita della "house music" di Chicago). E non è neanche solo effetto della prima diffusione di massa dell’extasy (la divertente autobiografia di Marc Almond Tainted Life, tanto per dirne una, racconta di come il primo album dei Soft Cell Non Stop Erotic Cabaret, 1981, sia nato sotto l’uso massiccio di extasy, in quel tempo diffusissimo a NY e non ancora illegale). No, è piuttosto una concomitanza di fattori. È che in quel momento l’Inghilterra comincia a vedere uno spiraglio di luce dopo una delle stagioni economicamente e socialmente più buie della propria storia, e questo spiraglio significa una prima timida ripresa dell’iniziativa privata - il che include anche gli organizzatori di serate e clubbing, la microeconomia sommersa degli anonimi produttori di dischi "acieeed" e le bottegucce specialistiche in cui tali dischi si vendono. Si esce un po’ più di prima e con un po’ meno pensieri nella testa; torna la voglia di sorridere e di sorridersi l’un l’altro, e non a caso il logo dello smiley - il faccino giallo sorridente che già aveva accompagnato gli anni Sessanta statunitensi - trionfa su flyers, pasticche e t-shirts. Al proposito, la moda - bandane, pantaloni larghi e magliette day-glo dove prima vigevano severi "dress code" - mette in scena un simbolico azzeramento di quella rigida divisione in classi che i cupi anni Ottanta non avevano fatto che rinforzare. Poi - certo - in tutto ciò l’extasy funziona come lubrificante sociale, e funziona benone, fin troppo: liberando bisogni a lungo tenuti sepolti, creando una grande voglia di contatti umani tra sconosciuti, di abbracci, innescando fantasie di fratellanza universale che nemmeno gli hippy più utopisti a Haight-Ashbury vent’anni prima...

Ora: tutto ciò che si è raccontato fin qui - e tutto quello che ne è seguito: l’apoteosi dei clubber londinesi che "si riprendono la strada", Charing Cross Road nella fattispecie, ogni sabato notte dopo la chiusura del The Trip; le isterie dei tabloid verso la "piaga sociale" dell’extasy; l’immediatamente successiva stagione dei rave illegali nella cintura suburbana londinese. Tutta la rivoluzione "acieeed" nelle sue molteplici implicazioni, insomma, affonda le sue origini nella gloriosa isola di Ibiza. Ibiza che in quegli anni non era ancora il divertimentificio cui siamo abituati a pensare da poco meno di un decennio a questa parte, il trionfo delle vacanze-charter e dei superclub con le consumazioni a venti euro a botta. Nel 1987 Ibiza è ancora quello che è sempre stata da ché se ne abbia memoria: un pacifico ricettacolo di hippy e "alternativi" da tutta Europa, meta di un turismo da un lato fricchettone e dall’altro strettamente legato alla comunità gay internazionale - comunità che lascerà da subito un segno indelebile imponendo il proprio gusto colto e ricercato alla nascente nightlife dell’isola. Ecco allora i tramonti sulla terrazza del famosissimo Café Del Mar, dove il sound system suonava Penguin Café Orchestra, Paco De Lucia e dilatata elettronica europea; ecco i primi club dove nasce lo stile "balearic", che poi altro non sarebbe se non un eclettico misto di afro, rock psichedelico, euro-pop e pionieristica house di Chicago. La prima, purissima extasy prodotta in Europa fa il resto, regalando allo scenario un che di sospeso e magico, ed è in questa sorta di paradiso in terra che capitano, nel settembre 1987, tre dj allora giovani e sconosciuti: Paul Oakenfold, Johnny Walker e Danny Rampling. L’illuminazione li colpisce praticamente all’unisono: il futuro è lì, davanti ai loro occhi, si tratta solo di trasportare in patria, a Londra, qualche scheggia di quello stile di vita edonista e quell’attitudine (oltre a qualche decina di migliaia di pasticche, ma questa è evidentemente un’altra storia).

E’ un attimo: l’autunno è appena iniziato quando Oakenfold tiene a battesimo la sua one-night "Project" a South London, che per la grande affluenza di pubblico diventa in pochi mesi un problema di ordine pubblico tale da richiedere l’intervento della forza pubblica con relativa revoca della licenza. Negli stessi giorni Danny Rampling e sua moglie Jenny inaugurano lo "Shoom", mentre ad aprile 1988 Oakenfold apre lo "Spectrum", in pieno centro, proprio dietro Trafalgar Square. E’ - secondo gli storiografi del periodo - il segnale d’inizio ufficiale dell’Estate dell’Amore acid-house. L’inizio di una delle stagioni - per quanto breve - più creative e interessanti per la musica da ballo e per la ridefinizione del concetto stesso di "clubbing". L’idea che un club possa non essere confinato dentro quattro mura ma possa - talvolta - occupare spazi non ortodossi nasce proprio da lì, da quel periodo e da quelle esperienze. Musicisti nodali per i successivi sviluppi della scena elettronica (Chemical Brothers, Fatboy Slim...) assimileranno qui ed ora molte delle loro future intuizioni, così come succederà ad un paio di progetti rock (Primal Scream, My Bloody Valentine) particolarmente sensibili all’idea del crossover tra rock e dance (cosa che fra l’altro avrà una ricaduta immediata con la scena "baggy" di Manchester, vedi alla voce Happy Mondays e Stone Roses). Quasi vent’anni dopo la sua Summer Of Love, Ibiza è sempre là. Ha smesso da tempo di essere un centro propulsivo, e come un pippobaudo, come un’anziana diva ancora in servizio, vive eternando la propria stessa mitologia - ma è sempre là, come un meraviglioso museo. Perchè, all fine, è là che tutto è cominciato.

(da: Hot, giugno 2005)