Coldplay & Guns’N’Roses: scusate il ritardo
 

di: Fabio De Luca




Più della pirateria, più del download libero e selvaggio da internet, più dell’Iva al 20% e persino più della crisi dei consumi cuturali. Più di tutto questo potè un semplice ritardo nell’uscita di un disco. Un ritardo con conseguenze da incubo: bilancio in rosso, consiglio d’amministrazione costretto a imbarazzanti spiegazioni agli azionisti... E tutto perchè un gruppo ha rimandato di sei mesi la consegna del suo nuovo album. L’album è quello dei Coldplay, giovane e fascinosa band inglese famosa per il proprio repertorio romantico e malinconico e perchè il cantante (Chris Martin, romantico e malinconico quanto le canzoni che scrive) è il marito dell’attrice Gwyneth Paltrow. L’uscita era prevista per lo scorso Natale; il disco sarà invece nei negozi appena il prossimo 6 giugno. Tanto è bastato per portare la multinazionale discografica Emi sull’orlo della catastrofe: questioni di contabilità, dicono gli analisti del settore. Questioni che riguardano il "mancato gettito dei preventivati introiti" legati al disco dei Coldplay (il cui precedente album, A Rush Of Blood To The Head, aveva venduto una decina di milioni di copie fruttando in termini di fatturato aziendale 100 milioni puliti di sterline).

La ragione per cui i Coldplay hanno chiesto sei mesi di dilazione non è chiara. Molto banalmente, pare che "non abbiano finito in tempo il disco". Perchè impegnati in coreografici stravizi da star? Perchè occupati a tirare su per il naso il raccolto di alcuni ettari di piantagioni illegali boliviane ed a scagliare televisori giù dalle finestre di costose camere d’albergo? Non esattamente: non sono davvero i tipi. I Coldplay sono working class, classe lavoratrice: un concetto che in Inghilterra ancora vuol dire qualcosa, o se non altro significa che nel tuo dna hai uno scrupolo che ancora ti costringe a considerare anche il tuo ruolo da popstar come un lavoro "vero". Chris Martin è uno che quando va in televisione non manca mai di scriversi a pennarello sulla mano "www.maketradefair.com", l’indirizzo internet dell’organizzazione che si batte per un commercio equo con i paesi del Terzo Mondo. Una popstar senza macchia, anche quando finisce sotto le ruote del gossip. Il colpo di fulmine e relativo matrmonio-lampo con Gwyneth Paltrow (per amore di Martin la bella Gwyneth pare abbia lasciato il coronato Felipe di Spagna) sono un raro caso di somma algebrica tra fama e bellezza il cui risultato non ha lati oscuri. Anche quando circolano pettegolezzi che vorrebbero i due in crisi. Anche quando - come qualche settimana fa - qualcuno riporta di averli visti litigare mentre aspettavano un tavolo da Nobu, a New York, ristorante famoso per la sua politica di non accettare prenotazioni, neanche dalle star. Ma pochi giorni dopo, ecco le foto di lei e lui nel backstage di un concerto dei Coldplay a Los Angeles, il primo concerto dopo parecchi mesi di silenzio da parte della band di Chris Martin: un concerto nel quale la band suona anche un paio di pezzi inediti che dovrebbero far parte del famoso album rimandato. Un pezzo in particolare dice: "Che succederebbe se lei dovesse decidere / che non mi vuole più accanto a sé / che non mi vuole più nella sua vita?". Quasi una cronaca in tempo reale di una crisi matrimoniale. Il che potrebbe gettare nuova luce anche su quali possano essere le ragioni del ritardo nella lavorazione del disco...

Quello che si sa per certo è che la scorsa estate, quando mancavano ormai pochi giorni alla consegna, Martin e gli altri hanno deciso di buttare via metà delle canzoni già registrate. Non è in realtà così raro che un gruppo, terminato di registrare un disco, decida che quello che ha fatto fino a quel momento non gli piace più. Non si tratta necessariamente di capricci da star: è più una questione di stanchezza, perfezionismo, insicurezza. Diversa la storia quando per un gruppo procastinare un album più volte annunciato diventa un giochetto sadico alla "mi si nota di più se esco con un disco nuovo o se del medesimo disco rimando all’infinito l’uscita?". I Guns’N’Roses ad esempio: la band di hard rock cafone californiana il cui ultimo segno di vita è l’album miliardario The Spaghetti Incident del 1993. Da allora è stato un susseguirsi di annunci e comunicati stampa sulla "imminente pubblicazione" di un nuovo album, mano a mano che i membri della band lasciavano la band medesima e a far la guardia al bidone di benzina rimanevano il solo front-man Axel Rose e il suo ego grande come l’intero stato della California. Fino ad oggi l’album che-nessuno-tranne-Axel-ha-mai-sentito (di cui però nel 1998 è stato annunciato il titolo: The Chinese Democracy) è costato - tra studi di registrazione, tecnici del suono, spostamenti e spese varie - la bellezza di 13 milioni di dollari. Ovviamente il buonsenso consiglierebbe di lasciar perdere, di licenziare Axel Rose e scordarsi per sempre di The Chinese Democracy. La storia tuttavia insegna che in discografia le cose quasi mai funzionano così. C’è sempre, in fondo al cuore dei direttori artistici, la speranza che da questo inferno di note spese e ritardi ci scappi il capolavoro, e c’è sempre qualcuno pronto ad approfittarsene. Nel 1977, agli albori del punk, i Sex Pistols hanno venduto la promessa di un disco mai realizzato a due case discografiche e poi di nuovo ad una terza per un totale di 125.000 sterline. Talvolta i peggiori nemici della discografia sono proprio gli artisti.



[BOX] Usciti quest’anno con il loro secondo album (Sei Felice?, Sugar/Universal) a esattamente tredici anni di distanza dal primo, gli Aeroplani Italiani sembrano gli interlocutori ideali per capire quali sono i patemi che portano un gruppo a rimandare all’infinito l’uscita di un disco. "In questo caso si è trattato solo di una lunga pausa di riflessione" spiega il cantante Alessio Bertallot: "mentre del nostro primo disco, Stile Libero, ritardammo deliberatamente di diversi mesi l’uscita per uno scrupolo di onestà artistica. Eravamo stati a Sanremo, dove avevamo vinto il Premio della Critica, e la casa discografica premeva per far uscire l’album a ridosso del Festival. I pezzi che avevamo pronti però non ci convincevano, volevamo più tempo per lavorare. Alla fine l’album è uscito a settembre, ed ha venduto dieci volte meno di quanto avrebbe potuto vendere fosse uscito sotto l’effetto sanremese...".

(da: Io Donna, 2 aprile 2005)