Milano-Roma-Barcellona: trans Soulwax express
 

di: Fabio De Luca




1. THE SECRET ORIGINS OF SOULWAX.
Milano, primi di giugno. «Immagina un cerchio che tocchi Londra, Amsterdam, Colonia e Parigi» dice aiutandosi con ampi gesti delle lunghe braccia uno dei due fratelli Dewaele - Stephen, trentaquattro anni, di cinque pił vecchio di David che in questo stesso momento sta guardando e annuendo. Stephen e David sono i 2Many DJs, i due mischiadischi belgi che in due anni e poco pił hanno planetariamente rivoluzionato la nozione stessa di dj-ing ritrovando il filo che collegava rock e dancefloor e (soprattutto) rispolverando in chiave moderna e post-acid quell’antica pratica hip-hop del prendere frammenti di canzoni d’altri e trasformarle in una sorta di fantastica pop-art ballabile. La loro Smells Like Teen Spirit dei Nirvana con sopra Bootylicious delle Destiny’s Child ha fatto epoca, e non solo quella. Qui perņ servirebbe un errata corrige grande come una casa, perchč la veste in cui Stephen e David stanno tenendo concione di fronte a Rumore č in realtą un’altra. Indietro veloce fino al 1995: Stephen e David, poco pił che ragazzetti, pubblicano il primo Ep della loro dolce e tenera indie-band, i Soulwax, che a posteriori potremmo definire una sorta di versione parrocchiale dei pił noti dEUS.
Torniamo a oggi: fine agosto 2004, i Soulwax escono con un nuovo album, il terzo della loro storia, Any Minute Now. Un album in maniera talmente palese influenzato da ciņ che i due fratelli hanno combinato sotto la maschera dei 2Many DJs da giustificare la confusione di ruoli. L’hanno registrato tra Gent, Londra e New York insieme a Flood, il produttore storico della new wave pił all’avanguardia (e in tempi pił recenti anche di Nine Inch Nails e PJ Harvey), mentre fra gli ospiti spicca la cricca al gran completo del team newyorkese DFA (quelli di Rapture e LCD Soundsystem). Sono pił o meno quaranta minuti che stiamo chiacchierando e l’argomento attualmente in discussione č: "il Belgio, questo sconosciuto". Eravamo rimasti al cerchio ideale tracciato da Stephen. "Gent, il posto dove noi siamo nati, č esattamente al centro di quel cerchio", spiega. "In trenta minuti sei in Francia, in tre quarti d’ora sei in Olanda, e se prendi l’Eurostar in un’ora e mezza sei a Londra... Chi abita qui č realmente cresciuto sotto l’influenza di quattro culture diverse" aggiunge Stephen. Belgio, ultima frontiera. Vi stavate chiedendo perchč due tizi cosģ potevano arrivare solo dal Belgio? "Marcel Duchamp č nato in Belgio!" gongola Stephen. Gią: anche Plastic Bertrand, se č per quello... "Ecco, appunto! Hai centrato la questione. Sono tutti personaggi che non potevano che nascere in Belgio o in uno di quei paesi che pur essendo al centro non subiscono una cultura dominante: il Canada, la Svizzera, per certi versi persino l’Italia". E a sostegno della tesi Stephen cita i Ministry (canadesi), gli Yello (svizzeri) e Benny Benassi (italiano).
Dello stereotipo del dj i due longilinei fratelli belgi sembrano condividere solo la sconfinata, onnivora passione per i dischi e per la musica. E "onnivora" nel loro caso non č un modo di dire. Sono davvero insaziabili: scartabellano tra le pile di cd residenti nell’ufficio dove si svolge la nostra chiacchierata, discutendo animatamente tra loro ed emettendo urla di giubilo ad ogni scoperta interessante; citano oscuri reperti dark-wave, si definiscono "figli del new-beat" (la cupa acid-house "industriale" nata in Belgio sul finire degli Ottanta e durata lo spazio di un semestre), tracciano sconfinati peana dei Queens Of The Stone Age e degli Slayer. Soprattutto perņ, adorano la scarica di adrenalina che l’ascolto di un nuovo disco speciale puņ provocare: "c’č stato un periodo, circa sei anni, tra la metą e la fine del decennio Ottanta" racconta sempre Stephen, "in cui ascoltare musica era pazzesco. Ogni sei mesi arrivava un nuovo genere musicale, avevi la new-wave, poi l’hip-hop, poi la house, poi la techno, e ogni ondata portava dischi favolosi, incredibili, eccitanti...".

Com’era quando eravate bambini? Tu Stephan eri il pił grande quindi probabilmente sei stato il primo ad ascoltare musica "seria" in casa...

Stephen: Si, anche perchč quando ervavamo bambini David era appassionato di fumetti molto pił che di musica.

Che fumetti ti piacevano? Cose tipo la Marvel, supereroi?

David: No, no. Fumetti belgi, che qui in Italia sicuramente non sono mai arrivati, molto pił oscuri di Tintin. Mai sentito parlare di Franke? No? [e qui elenca una serie di autori e titoli in fiammingo stretto...]. Per un periodo il mio sogno era diventare disegnatore di fumetti... e ancora non č detta l’ultima parola. Quando cominceremo a fare dischi brutti, allora smetterņ e diventerņ un disegnatore di fumetti!

Quindi com’č entrata la musica nelle vostre vite di bambini?

Stephen: Molto presto. Nostro padre era un dj della radio nazionale belga, e dunque la nostra casa era piena di dischi. I dischi sono una cosa alla quale siamo letteralmente cresciuti in mezzo, ma ricordo che a dieci anni io volevo comperare i miei dischi: aveva probabilmente a che fare con l’evoluzione, con l’affermazione della propria identitą... C’era solo questo piccolo negozio di dischi a Gent, dove vivevamo, e io sono diventato molto amico di quelli che ci lavoravano. E' lģ che ho scoperto i Virgin Prunes

Cioč: avevi dieci anni e comperavi i Virgin Prunes?!?

Stephen Undici anni per l’esattezza: ho comperato il mio primo disco a undici anni, e - sģ - erano i Virgin Prunes! E non hai idea di quanto ero orgoglioso della mia piccola pila di dischi che cresceva settimana dopo settimana: mio padre aveva scaffali pieni di dischi, ma anch’io avevo la mia piccola pila! E poi lui riceveva in promozione tutte le uscite delle major, mentre io compravo cose super-oscure come The Glove, i primi Simple Minds... Qualche anno pił tardi David ha cominciato a suonare la chitarra, essenzialmente perchč i suoi due migliori amici avevano formato una band e lui voleva suonare con loro, e nel frattempo anch’io avevo una band con degli amici, anche se in realtą non abbiamo mai suonato una singola nota, ci limitavamo a passare ore ed ore a discutere di come avremmo dovuto suonare e come sarebbe stato essere famosi, e - insomma - io poi ho suonato per un paio di volte con un’altra band, e poi con un’altra ancora, finche per puro caso io e David non ci siamo ritrovati nella stessa band. Ma č stato davvero un caso. Č una costante della nostra storia, noi non abbiamo mai cercato di fare nulla: non abbiamo mai cercato di essere in una band insieme, non abbiamo mai cercato di essere dei dj, non abbiamo mai cercato di fare dei dischi che poi ci portassero a fare delle interviste nelle quali ci veniva chiesto come avessimo cominciato a suonare insieme...

I Soulwax a che punto della storia sono nati?

David: Subito! Soulwax era il nome della prima band che ho formato. Come dico sempre: Soulwax were my first band, and they will be my last...

E quand’č che - per citare il vostro amico James Murphy - avete "venduto le chitarre per comprare due giradischi"?

David: Mi pare sia stato nel 1999. A tutti e due piaceva mettere i dischi: ad esempio prima dei nostri concerti nei locali dove suonavamo, oppure alle feste. Nel 1999 la radio nazionale belga ci ha chiesto se volevamo preparare per loro un’ora di programma con tutte le nostre canzoni preferite, e noi l’abbiamo fatto. Con ProTools, nel nostro studio, preparandolo proprio bene, con tutte le canzoni che si incastravano una nell’altra. Noi ci siamo divertiti tantissimo a farlo, e a loro č piaciuto da impazzire: quindi ci hanno chiesto se ci andava di preparare altre sei puntate di un’ora, poi altre dodici, poi altre dodici ancora, finchč non č diventato un programma fisso nel palinsesto, per oltre due anni.

Stephen: Onestamente all’inizio eravamo sicuri fosse una cosa che non interessava a nessuno tranne noi due che la facevamo... Il fatto che suonassimo un pezzo dgli Undertones e poi passassimo ad una traccia house... non era esattamente facile da capire, in quel momento: era il 1999, e la dance e il resto erano ancora due cose molto ben distinte.

David: Ora andiamo nei club e sentiamo fare esattamente quello che noi facevamo cinque anni fa! Adesso sembra una cosa normale, persino banale...

Ecco appunto, questo č il problema: voi avete aperto una strada e - come puntualmente accade a quelli che aprono una strada - siete stati raggiunti da quelli che applicano l’idea nel modo pił banale. Cosa che peraltro vale perfettamente anche per tutta l’ormai mortalmente noiosa questione del "mash-up" o bootlegging...

Stephen: E pensare che abbiamo cominciato a farlo solo perchč... perchč ci veniva cosģ! Casualmente nello stesso periodo anche Richard X stava facendo qualcosa di simile, come pure Erol Alkan... La gente pensa che ci sia una sorta di di "piano", di progetto, dietro tutto questo, ma non č cosģ. Nemmeno ci conoscevamo, ci siamo conosciuti dopo, e abbiamo scoperto che avevamo questa idea in comune, di portare un’attitudine punk in un mondo - quello della dj-culture - che aveva totalmente perso il senso delle proporzioni.

A questo punto la sfida sarebbe di andare oltre il vostro stesso stereotipo... Anzi: il fatto che sia voi che Erol abbiate praticamente smesso di suonare bootleg e facciate dei set di electro molto compatta probabilmente indica gią una strada.

David 2Many DJs č una cosa nata per gioco, e forse prima o poi altrettanto per gioco finirą, quando smetterą di essere divertente.

Stephen: Talvolta ci viene il dubbio che forse stiamo diventando esattamente quel tipo di superstar-dj che prendevamo in giro all’inizio. Stiamo nei migliori alberghi, ci pagano un sacco di soldi per andare a suonare in posti come il Giappone... Perchč? Alla fine siamo dei dj, suoniamo dischi fatti da qualcun’altro! Non abbiamo fatto niente di speciale: anzi, abbiamo fatto quello che Grandmaster Flash fa da una vita, solo l’abbiamo fatto con mezzi tecnologici pił avanzati! Abbiamo preso i frammenti migliori di tutte le cose che ci piacevano e li abbiamo messi insieme.

Ascoltando Any Minute Now viene nettamente da pensare che non sarebbe uscito cosģ se in mezzo non ci fossero stati i tre anni come 2Many DJs...

Stephen: Assolutamente! Le due cose si sono fuse ad un punto che non possono pił essere distinte neanche da noi stessi. Nell’ultimo anno e mezzo tutti i momenti in cui non eravamo in giro a suonare come 2Many DJs li abbiamo passati in studio a registrare l’album dei Soulwax, per noi era veramente un tutt’uno, anche se Any Minute Now non č esattamente un album "dance".

Tranne forse NY Excuse, che non a caso sta gią circolando in white label...

Stephen: La Pias ne ha stampato 300 copie, e uno dei Daft Punk ha telefonato chiedendo di averne una copia, e l’ha suonato due volte in una sera!

David: La prima volta che Tiga l’ha suonato ha messo il disco e poi č sceso tra la gente per ballarlo!

Stephen E pensare che era un vecchio riff che stava lģ nel nostro archivio da anni. In origine il pezzo era una cosa alla Queen Of The Stone Age: ora della traccia originale non č rimasto quasi nulla, ma un giorno la pubblicheremo per far sentire com’era... Comunque, a luglio dello scorso anno lo abbiamo tirato fuori e Flood con il quale stavamo lavorando in studio ha detto: "hmm, non č male, riesco quasi a sentire il rumore della strada in sottofondo ed una ragazza che parla". E noi: "eeh?". E lui: "dovreste andare a New York, lavorarci con James Murphy della DFA". E noi: "oh, certo, qualunque scusa per andare a New York č buona!". Solo che una volta arrivati a NY abbiamo fatto quasiasi cosa meno che andare in studio a registrare, e ci siamo trovati il pomeriggio dell’ultimo giorno che dovevamo per forza inventarci qualcosa da portare alla casa discografica che aveva pagato la nostra "vacanza" a NY, e James ha detto: "se questa č la vostra scusa per essere qui a New York allora il titolo sarą New York Excuse", e Nancy Whang degli LCD Soundsystem ha cominciato a parlare al microfono dicendo come stesse discutendo con quelli della casa discografica "questa č la scusa che abbiamo preparato: č abbastanza per quello che state pagando?", e noi e James abbiamo cominciato a provare dei suoni di synth. Insomma, in meno di un’ora il pezzo č venuto fuori!


2. TRAINS, CARS & AEROPLANES.
Ventiquattr’ore pił tardi, a Roma. Eccoli in azione, i due longilinei fratelli. Dentro un grosso e bianchissimo studio di posa dalle parti della stazione Tiburtina, studio nel quale leggenda vuole si sia registrata l’ultima stagione dello show televisivo Al Posto Tuo. Si festeggiano i vincitori del concorso Diesel U Music con la consueta sciambola di pubblicitari, free drinks e T-shirts omaggio. Stephan e David (e relativa gelosissima fidanzata di quest’ultimo, conosciuta durante la "vacanza" newyorkese di cui sopra) sono appena sopravvissuti al loro primo viaggio Milano-Roma in Pendolino, viaggio che li ha lasciati con un jet-lag neanche fossero arrivati or ora in volo da Sidney. "Ci sarą solo gente della moda?" si preoccupano. No davvero: ci sarą un po’ di tutto, soprattutto gente che da tempo attendeva di poterli vedere dal vivo. "Ah, quindi si aspetteranno tutto il repertorio classico dei 2Many DJs". Oddio: si, no, boh? Il problema comunque non si pone. I fratelli si fanno annunciare da un breve intro degli SLAYER (!) passati nel frullatore, cui segue - in tutto il suo splendore - NY Excuse. L’accoglienza del pubblico non č esattamente fragorosa, si ballicchia giusto sotto il palco, ma forse sono le luci da studio dentistico che non aiutano. Ai bordi del dancefloor, invece, la consueta combriccola di intellettuali ed indie-blogger in trasferta ragiona sul fatto che "ormai l’effetto sorpresa č passato, sono divertenti ma sai gią cosa aspettarti". Verissimo, anche se in effetti le concessioni "classiche" saranno pochissime (su tutte: She Sells Sanctuary dei CULT con sopra il vocal di Bucci Bag...), mentre molta - invece - l’electro da battaglia (l’inevitabile Pleasure from the Bass di TIGA, Drop the Pressure di MYLO, We Are Your Friends di SIMIAN vs. JUSTICE...). Sono fluidi, molto fluidi, molto pił di come li si ricordava nei dj-set reperibili online. La tecnica č impeccabile, le citazioni dal passato sono per lo pił in chiave techno (808 STATE, TECHNOTRONIC!), e i taccuini dei trainspotter hanno un sobbalzo all’arrivo del molto dibattuto DAFT PUNK remix di Take Me Out dei FRANZ FERDINAND, la cui peculiaritą - adesso si sa - č di essere perfettamente uguale e indistinguibile dall’originale. Divertente, alla fine. Ci si rivede le settimana prossima al Sońar.





Difatti: circa una settimana dopo, a Barcellona. Sopra un prato di turf verde, guardando il traffico di gente che gira tra il SonįrDome, il SonįrLab, il SonįrComplex e il SonįrVillage. Un pubblico-tipo giovane, mediamente carino, equamente diviso tra ragazzi e ragazze, che arriva "da 33 paesi diversi" (dice una nota dell’ufficio stampa, che evidentemente li ha contati) e veste prevalentemente colori chiari, magliette e pantaloni che sembrano (probabilmente sono) usciti da Gap, H&M, o da qualche simil-gap. E'mezzogiorno e mezza, la tre giorni č appena iniziata ma gią si respira un’aria da Woodstock della generazione laptop. Il pubblico č stravaccato per terra, siede in cerchio e beve e fuma e amoreggia esattamente come allora, anche se il prato č di plastica (ma la cosa non sembra stonare) e il suono che arriva dai tre palchi č come un ronzio, come un fruscio continuo, come il rumore di fondo di una centrale elettrica sotto cui si agitano ritmi spezzati. This is Sonįr. Nel caso non ne abbiate mai sentito parlare (improbabile, ma non c’č limite alla provvidenza), il Sonįr č un festival "di musica elettronica". Si svolge da una decina di anni sotto la supervisione di un affiatato team organizzativo e in larga parte grazie all’incondizionato sostegno, morale e materiale, del Comune di Barcellona (che per tre giorni regala l’utilizzo dello splendido Centro di Cultura Contemporanea e dell’adiacente Museo dell’Arte Contemporanea). Negli ultimi cinque anni il Sonįr ha raggiunto un profilo ed una capacitą di calamitare appassionati da tutti gli angoli del pianeta che non ha eguali in nessun altro festival analogo. Probabilmente perchč questa č l’unica occasione per vedere "tutto" tutto insieme, concentrato in tre lunghissimi, interminabili giorni durante i quali dormi poco, ascolti molto, bevi moltissimo e chiacchieri con centinaia di persone. Quest’anno si parla di 85.000 biglietti staccati tra il Sonįr de Dia e quello de Noche, nel corso dei tre giorni. Venerdģ e sabato č stato dichiarato il sold-out sin dal mattino, con tanto di bagarini fuori dall’ingresso e rigorosissimi controlli per evitare che i soliti italiani usassero uno stesso pass in dieci.
La cosa assai strana (di cui ti accorgi dopo un po’) č invece la curiosa scollatura che sembra esserci tra "il suono" del Sonįr ed il suo pubblico. Nel senso che l’atmosfera generale č - appunto - molto amichevole, rilassata, molto Woodstock, ma il suono dominante, specie nelle prime ore, dall’apertura fino a metą pomeriggio, č quello intransigente dei laptop, delle microwaves, delle sperimentazioni al limite. Curioso davvero. Sei immerso in questo quadretto hippy di ragazzi e ragazze distesi sotto le tensostrutture del SonįrDome o del SonįrLab (turf verde anche lģ sotto) e i suoni che arrivano dal palco sono suoni al cui confronto FOUR TET sembra i Village People. Č strano, ed č al tempo stesso "molto Sonįr". Qui nascono e si celebrano anno dopo anno mitologie su personaggi altrimenti invisibili. Qui vedi gente di trentacinque anni - mica quindici - farsi fare dagli amici la foto "con JEFF MILLS" come da bimbi ci si faceva fare la foto col pony alle giostre o con Babbo Natale ai grandi magazzini. Poi perņ non ci sono solo i laptop (per fortuna). Nel gigantesco cortile del SonįrVillage ad esempio, il pomeriggio di venerdģ FRANCOIS K ha fatto un set di afro e house classica che sembrava lo Space di Ibiza, e la marea umana in costume da bagno saltava sotto il sole a picco come fosse veramente sulla riva del mare.





3. NOTTE ROSA (SEMBRA ESPLOSA).
Cosģ, insomma, finisce che al temibile Sonįr de Noche (temibile perchč č lontanissimo dal centro, difficile da raggiungere e pessimamente collegato) ci si arriva gią discretamente stracciati dal giorno. Il Sonįr de Noche č ospitato negli spazi della Fiera di Barcellona, un gigantesco contenitore vuoto di cemento per il quale l’aggettivo "gigantesco" rende solo in minima parte il senso di smarrimento e vertigine che ti coglie quando varchi il suo ingresso. All’interno tre grandi macro-aree: SonįrClub e SonįrPark al coperto, SonįrPub a cielo aperto. Capisci subito che sarą una notte lunga, e non solo perchč i 2Many DJs sono in cartellone alle quattro e quaranta del mattino (dopo SO SOLID CREW, MATTHEW HERBERT e soprattutto dopo il fantastico DJ MARLBORO, una sorta di Fatboy Slim brasiliano la cui biografia racconta di un’infanzia di strada nelle favelas alla periferia di Rio). Il progetto originale di saltabeccare con eleganza da un’area all’altra per vedere un po’ di tutto si scontra presto contro una considerazione di natura squisitamente pratica: spostarsi da un’arena all’altra significa macinare chilometri di cemento in mezzo ad una folla oceanica, compatta e splendidamente sbracata. Cosģ, inevitabilmente, dopo un po’ ecco il familiare senso di disenfranchisement, la sensazione di non stare da nessuna parte, di doversi muovere per non soccombere alla stanchezza, al vuoto, alla tristezza.
Sarą per quello che nel giro di un’ora almeno otto pusher locali si sono fatti avanti con grandi sorrisi offrendo tutto quello che avevano da offrire. Invece la salvezza appare, poco dopo le due, sotto forma di autoscontri. Nel gigantesco hangar che ospita il SonįrClub, dove le star stanotte sono RICHIE HAWTIN e RICARDO VILLALOBOS in uno specialissimo set gomito a gomito, in un angolo qualche spirito ameno dell’organizzazione ha ben pensato di allestire una pista degli autoscontri perfettamente funzionante. Lo spettacolo di decine di giovani inglesi e spagnoli (si segnala anche qualche francese e due ucraini) in palese botta chimica che collidono allegramente gli uni contro gli altri mentre sullo sfondo pompa la techno mentasmica dei due superstar-dj č qualcosa per cui le parole non bastano. Rimango lģ un’ora, forse anche di pił: affascinato dallo scenario e dai megaschermi sui quali Richie Hawtin esplode in tutta la devastante gaytudine della sua nuova acconciatura anni Ottanta biondo-platino. [E comunque il set dei due č stato notevole: meno radicale rispetto a quanto ci si aspettava, e invece parecchio funky e con momenti quasi disco].
Poi, finalmente, i 2Many DJs. In un delirio di fumo e laser come non se ne vedeva dai tempi dei Rockets, mentre sul SonįrPub comincia a scendere una leggerissima piggia ma nessuno sembra accorgersene, ecco - freschi come una rosa - i due fratelli. Sono le quattro e quarantacinque del mattino, ed a girarsi indietro non si riesce a vedere la fine della distesa di gente. Come la settimana scorsa a Roma iniziano con gli Slayer seguiti da NY Excuse, che su un impianto di questa potenza esce come fosse i titoli di testa di Guerre Stellari. Stavolta il set č interamente electro, molto compatto e preciso (persino troppo secondo alcuni puntigliosi 2manydjsologi che nei forum in rete avanzano l’infamante accusa di un set in larga parte pre-registrato!). Spiccano i classici di quest’estate: Rocker di ALTER EGO, il nuovo singolo di MR.OIZO (Stunt), un remix probabilmente fatto in casa del vecchio classico Bostich degli YELLO. Ad un certo punto - unica concessione alla natura rock dei fratelli - arriverą pure Song 2 dei BLUR, peraltro accolta dalla marea di gente come sul palco ci fossero i Rolling Stones ed avessero appena attaccato Satisfaction... Bello. Divertente. Un momento di grande condivisone, quasi (anzi: senza quasi) una roba da rave d’altri tempi. E alle sei e venticinque, tentando di prendere (insieme ad alcune decine di migliaia di hooligan resi idrofobi dalla fame chimica) la navetta con destinazione piazza De Les Drassanes e relativa stazione del metrņ, persino il disenfranchisement di qualche ora prima č solo un ricordo.

Sabato, ultimo giorno. Dopo la consueta giornata sonįriana e un’altra mezza dozzina di laptop-set, la sera si decide di bigiare il temibile Sonįr de Noche (peccato per TIGA, DJ HELL e i MASSIVE ATTACK) e di infilarsi invece in un clubbetto verso la fine della Rambla dove c’č una festa extra-Sońar dell’etichetta Output di TREVOR JACKSON, e dove i fratelli faranno un set a sorpresa di cui pochissime persone sono al corrente. Il posto si chiama "Nitsa", ed č una sala da ballo risalente con ogni probabilitą agli anni Cinquanta: tutta in legno, con tende rosse e grossi lampadari pure in legno che sorreggono grosse palle di vetro tipo lampioni. Il dancefloor principale č delimitato da due anelli (sempre in legno) di sedute, con ogni probabilitą la zona nella quale anticamente le ragazze aspettavano l’invito dei cavalieri. Poi ci sono due micro-sale da trenta/quaranta persone l’una, ricavate ai due estremi della balconata superiore. Tempo un’ora e il locale sarą stipato di gente all’inverosimile, mentre la temperatura salirą fino a livelli impensabili. Caldo, caldissimo. Se i corpi non si fondono l’uno nell’altro come in Society poco ci manca. "Questa č la dimensione che ci piace di pił!" dice fratello Stephen entusiasta: "ieri č stato bello, ma... troppo superstar. Rischia di essere come guidare un aereo di linea. Emozionante, ma senti la responsabilitą di tutte le persone che stai trasportando. Stasera č la misura giusta: nč troppo grande nč troppo piccolo". E il set (alle quattro e mezza: ormai l’ora canonica) sarą infatti il migliore che si č ascoltato da loro in questa settimana. Totalmente electro, nettamente oscuro. Eppure l’attitudine rimane "rock": per quanto fluidi i 2Many DJs non creano un flusso (come fanno i dj trance, ad esempio), non portano l’ascoltatore in un "viaggio", ma lavorano per micro-viaggi lunghi come ogni singola traccia, scelgono pezzi che hanno sempre "qualcosa" che li renda riconscibili. Canzoni, alla fine, per quanto destrutturate... "A fine agosto cominceremo a girare con i Soulwax, dal vivo: torniamo ad essere una vera band" dice Stephen mentre fuori albeggia. "Forse smetteremo per un po’ di fare i dj. Certo: serate cosģ", e qui il fratello butta un occhio alla sala gremita di gente che balla, "ci mancheranno...". Si avvicinano due ragazze giapponesi, giovanissime. Gli dicono in un orecchio qualcosa che probabilmente ha a che fare con qualche altra occasione in cui le due hanno visto i 2Many DJs dal vivo. Sayonara, sayonara. I due fratelli si guardano e sorridono. Ed č ovvio che non smetteranno MAI di fare i dj.

(una versione "edit" di questo pezzo č uscita su: Rumore, settembre 2004)

(pictures of Sonįr De Dia and Sonįr De Noche have been stolen from here and slightly retouched...)