Do you remember the Summer of Love?
 

di: Fabio De Luca




Immaginate tre dj inglesi attorno alla metà degli anni Ottanta. Il grande boom del nightclubbing ancora non c’è stato, e il prefisso "superstar" è qualcosa che nessuno si sognerebbe di accostare alla parola "dj". I tre se ne vanno a Ibiza, rifugio hippy e freak per anonomasia, a festeggiare il compleanno di uno di loro, Paul Oakenfold, che oggi fa il superfigo e gira col jet personale suonando trance tamarra da Kuala Lumpur a San Francisco, ma allora era solo un sorridente ragazzotto appassionato di hip-hop, e sfoggiava una pettinatura degna di Bono Vox epoca The Unforgettable Fire. Gli altri due sono Johnny Walker e Danny Rampling: è il settembre 1987, e quella è la vacanza che cambierà la loro vita, e un po’ anche la nostra. Il perchè è presto detto: il clubbing che i tre avevano lasciato a casa loro in Inghilterra era ormai una faccenda assai seriosa e fondamentalmente poco divertente. Storie di posti in cui non entravi se avevi addosso un paio di jeans, di dj (quelli del circuito "rare-groove", il revival del funk nero delle origini) che appiccicavano pecette bianche sopra le etichette dei dischi per non far scoprire ai dj concorrenti i loro pezzi migliori. A Ibiza - che pure non era ancora la Ibiza da party non-stop di oggi - l’atmosfera era un po’ differente. Una solidissima comunità gay internazionale aveva colonizzato la vita notturna dell’isola diffondendo il gusto per tutto ciò che era nuovo e al tempo stesso "rilassato", con il risultato che adesso il suono dell’isola era un inimmaginabile misto di etno-afro, rock psichedelico, euro-pop e primissima house di Chicago.

I tre inglesi passano da un club all’altro: chioschi di bibite sulla spiaggia attrezzati con un sound-system, o terrazze a cielo aperto come il famigerato Café Del Mar. All’Amnesia conoscono Alfredo Florillo, "dj Alfredo", un ex-critico cinematografico argentino riparato qualche anno prima a San Antonio - qualcuno dice per sfuggire alla persecuzione della dittatura militare di Videla - che è un po’ il guru musicale della situazione. Tutt’intorno facce sorridenti e gente che si abbraccia. Il paradiso in terra, praticamente. Merito della musica? Ma figurarsi. C’è un ingradiente segreto: l’extasy, una specie di anfetamina alla milionesima potenza ancora poco diffusa in Inghilterra il cui effetto più immediato è farti "sentire" di avere un corpo, e di come questo corpo sia un tutt’uno con i corpi delle persone attorno a te. I tra inglesotti ci danno giù pesante e vedono la luce, letteralmente. La loro missione da quel momento in avanti diventa una sola: ricreare in patria lo spirito di quell’estate a Ibiza. Detto fatto. Il primo a provarci è Oakenfold: appena tornato a casa convince il proprietario di un club a South London ad affittargli la sala dopo l’ora di chiusura. L’accordo prevede che alle due esatte del mattino si faccia sfollare in gran fretta il pubblico regolare del club mentre da un’altra porta vengono fatti entrare gli invitati al Project di Oakenfold. La prima settimana gli invitati sono un centinaio scarso: in capo a un mese - potenza del passaparola - l’affluenza è tale da diventare un problema di ordine pubblico, con massiccio intervento della polizia che impone la chiusura. Ovviamente non si tratta solo di schiamazzi notturni: è che con l’arrivo della moda "balearica" l’extasy è alla fine sbarcato anche a Londra. Una montagna di extasy: tanta droga come non se n’era mai vista tutta insieme. Pasticche con i loghi più fantasiosi: stelline, labbra a forma di bacio, segni zodiacali, coniglietti di Playboy, il trifoglio dell’Adidas, persino (con quasi quindici anni di anticipo) il logo dell’Euro. Un losco business da paura. Ed è chiaro da subito come l’extasy sia parte integrante di quei party, l’ingradiente speciale senza il quale il famoso afflato di "amore universale" non sarebbe mai scattato. L’extasy rende tutti sentimentali e tremendamente bisognosi di abbracci, ammorbidisce i caratteri hooligani, azzera le differenze sociali trasformando ogni club in una meravigliosa utopia politica di eguaglianza realizzata. E - particolare non trascurabile - rende "bellissima!" la minimale e lisergica house elettronica proveniente da Chicago e la sua giovane cuginetta inglese acid-house.

Ogni weekend è come vivere costantemente dentro una nuvola colorata e profumata. Del resto allo Shoom - aperto da Danny Rampling e sua moglie Jenny nel novembre del 1987, affittando una notte alla settimana i locali di un "centro benessere" nei pressi del ponte di Southwark - sembrava proprio di stare dentro una nuvola: non vedevi nulla, due o tre macchine del fumo lavoravano a pieno regime avvolgendo il posto in una spessa nebbia al profumo di fragola che si mescolava al sudore della gente in pista, e le strobo facevano il resto insieme alla musica, ossessiva ed altissima. Tutti erano sorridenti, sudati, felicifelicifelicifelici (come da logo di un celebre flyer dello Shoom) e vestiti un po’ come capitava, per lo più in T-shirt e jeans larghi, bandane e Converse AllStars. I rigorosi dress-code che avevano regolato la vita notturna londinese fino a poche settimane prima erano stati spazzati via, definitivamente. Lo "smiley", il faccino giallo sorridente - reintrodotto proprio dai flyer dello Shoom - diventa il simbolo di un’intera stagione ottimista e stonata.

Con l’inizio del 1988 il sogno di pace & amore a ritmo di acid-house diviene improvvisamente patrimonio condiviso da un’intera nazione. Sempre più gente si mette in coda all’ingresso dello Shoom (che fino a quel momento aveva vissuto solo della propria comunità di aficionados della prima ora), sempre più gente ingoia extasy come fossero bon bon, sempre più tabloid dedicano isterici servizi alla nuova moda contribuendo a diffondere il panico (ma anche ad arruolare nuovi adepti alla causa). Ad aprile Oakenfold, che non è un fesso, inaugura lo Spectrum nei locali dell’Heaven dietro Trafalgar Square, salutato ogni lunedì (lunedì!) da circa duemila paganti più un altro migliaio accalcato in strada nella speranza di entrare. E’ la prima avvisaglia dell’Estate dell’Amore incombente, il cui inzio ufficiale è l’apertura a giugno del Trip, in pieno West End di Londra. Lì la gioiosa e inoffensiva rivoluzione acid si riprende anche la strada: ogni sabato notte, alle tre, orario di chiusura del Trip, frotte di gente sciamano lungo Charing Cross Road sorridendo alle camionette della polizia in assetto da guerriglia urbana. È quasi un fragole & sangue, per una volta senza il sangue. Ma è un attimo. L’autunno segna l’inizio della lunga partita a guardie e ladri dei rave illegali nella campagna attorno a Londra. L’extasy miete la sua prima vittima, e sui giornali è tutto un "noi ve l’avevamo detto". Un vento freddo, freddissimo, comincia a spirare da Nord. La spensierata acid-house s’incupisce, diviene hardcore, gabber. L’Estate dell’Amore è già una foto ingiallita. Addio.

(da: Rolling Stone, giugno 2004)