Lamb: l’opposto dell’amore non è l’odio, ma la paura
 

di: Fabio De Luca




Ecco uno strano caso di intervista in cui il settanta % del tempo viene trascorso a discutere su come negli ultimi dodici mesi si siano modificate le modalità di relazionarsi tra loro dei due intervistati. I due sono Louise Rhodes ed Andy Barlow: lei è il tipo di bellezza severa e un po’ scostante così bene incarnato dalla musa piccioniana emergente Sandra Ceccarelli; lui è un ragazzone iperattivo e simpatico che potrebbe essere preso a manifesto della generazione-laptop. E che si parli di relazioni e non di canzoni non è poi così strano: anche perchè, a voler essere cinici, trattandosi dei Lamb un disco nuovo diventa un caso di puro face value: sai già di che si tratta, garantisce la ditta. Come "filone", per lo meno. Poi ci sono le sfumature, è ovvio. Sweet ad esempio, caotica e terrena come mai era successo ai Lamb. Ed anche il titolo generale del disco, What Sound ("senza punto interrogativo" precisano i due), che sembra alludere ai dubbi di "prima" del grande cambiamento. Perchè qualcosa è cambiato dunque, ma cosa? "Il fatto più importante" inizia Louise, "è che siamo arrivato ad un passo dallo sciogliere il gruppo". Breve pausa ad effetto. "Abbiamo lasciato che le differenze tra noi due arrivassero a delle conseguenze ridicole. Le differenze che agli inizi ci avevano portati a lavorare insieme stavano diventando le differenze che rischiavano di dividerci. Sapevamo che era stupido lasciare che le cose andassero da sole in quella direzione, ma al tempo stesso non potevamo fare altrimenti". E dunque? "È stato un processo di maturazione, duro ma necessario. Era in discussione il nostro stesso futuro insieme. Abbiamo capito che ciò di cui avevamo bisogno era parlare l’un l’altra molto molto onestamente. Parlare in un modo che non conducesse inevitabilmente ad uno scontro. E questo è possibile soltanto nel momento in cui riesci a non fare confusione tra le cose dette sul piano lavorativo e quelle dette sul piano personale".

Giova a questo punto ricordare (sono loro i primi a farlo) che tra Louise ed Andy non c’è mai stato nulla di sentimentale, anche se - abbastanza curiosamente - i toni e le parole con cui raccontano la loro relazione artistica ricordano fin troppo quelli di una relazione di coppia. "Beh", osserva Andy, "Le mie storie sentimentali non sono mai durate più di due anni. Con i Lamb stiamo andando avanti da sette anni: qualcosa vorrà ben dire...". "L’opposto dell’amore non è l’odio, ma la paura" aggiunge Louise, "e questo non vale solo per le relazioni di coppia. La paura si mette in mezzo, come una paranoia: la paura di perdere il controllo sulle situazioni, di non avere lo spazio per potersi esprimere al 100%". "Lamb è una creatura che richiede molto tempo e molta attenzione" conferma Andy, "non lascia tempo e spazio per le tue cose, e questo è un rischio. Io ad esempio sento la mancanza di potermi concentrare sulle mie cose più hip-hop: nel nuovo disco ho cercato di ritagliarmi degli spazi, ad esempio ci sono gli Scratch Perverts ospiti in un pezzo. Poi però succede come con Small, che in origine doveva essere una traccia strumentale molto hip-hop, poi si è visto che con una linea vocale sopra sarebbe stata una perfetta canzone dei Lamb, e allora...". Ed affidare la "creaturina" ad altri per farla remixare? "Lavoriamo solo con persone di cui abbiamo la piena fiducia" dice Louise: prossimi nella lista a godere della fiducia dei Lamb, Laurent Garnier (con cui è in programma uno "scambio" di remix) e Tom Middleton.

E adesso che il sole è tornato a splendere sulla "relazione artistica" tra Louise ed Andy è anche possibile scherzare su un buffo episodio accaduto alcuni anni fa proprio in Italia, a Torino. "È stato il concerto più strano della nostra vita" ricorda Andy: "erano già capitate un paio di situazioni in cui non si era potuto fare un concerto perchè Louise all’ultimo momento stava poco bene, ma quella volta era un concerto gratuito, c’era gente arrivata da ogni parte del Nord Italia, qualcosa come diecimila persone. Il promoter era terrorizzato, noi anche di più: "adesso andate fuori voi sul palco a dire che non suonate" ci ha minacciato. Così siamo usciti sul palco ed abbiamo detto: "c’è questo problema: volete che suoniamo ugualmente?". La gente ha risposto di si, quindi abbiamo suonato le due tracce strumentali che aprivano comunque il concerto, poi ci siamo messi ad improvvisare con tromba e contrabbasso usando delle tracce di batteria e synth che avevo sul laptop. Ad essere proprio onesti non è stato un grande show... ma alla gente è piaciuto lo stesso, ed a noi è servito a prendere fiducia nei nostri mezzi. Fino a quel giorno eravamo sempre preoccupati che Louise stesse bene, che Louise fosse tranquilla, che Louise qua che Louise là: dopo quella volta invece la trattiamo con molto più distacco, eheheheh...".

(da: Rumore, ottobre 2001)