Violante Placido, per gli amici Viola
 

di: Fabio De Luca




La fama che precede Violante Placido è curiosa. "E’ scostante e antipatica". "Di sicuro è meno bella di come sembra al cinema" (questi in genere sono uomini che ancora devono riprendersi dalla visone del nudo integrale sul finale di Ovunque sei). Figurarsi ora che sta per pubblicare un disco. Un disco "vero", di canzoni scritte, cantate e suonate da lei. Ha persino un titolo adeguatamente evocativo, Don’t Be Shy, "non essere timida". In inglese, come in inglese sono praticamente tutte le canzoni del disco: perchè "questa è la lingua in cui ho imparato a cantare il pop, sin quando da bambina ascoltavo i Beatles" dice Violante. Anche per questa ragione, senza essere adeguatamente istruito al riguardo, uno potrebbe anche non indovinare che questo è il "suo" disco. Pure il nome sulla copertina è ingannevole: "Viola" e basta, quasi a segnare una differenza, una sorta di identità parallela rispetto a quella ufficiale - "Violante" - che fa il cinema e va in televisione.

L’appuntamento è a casa sua, un piccolo appartamento nella zona panoramica dei Parioli romani, per ascoltare il disco in anteprima. Prima di arrivare a lei bisogna farsi annusare (a lungo) da un voluminoso cagnone che porta un nome cinematografico - Leon, come il protagonista dell’omonimo film di Luc Besson - e quindi fare la conoscenza con una gatta molto pelosa che per completezza cinematografica sarebbe bello si chiamasse Mathilda (come il personaggio di Nathalie Portman in Leon, appunto). Violante è appena rincasata da un misterioso provino top-secret che, per fortuna, è andato molto bene. È affannata (e un po’ scostante, ma appena un po’) perché manca meno di una settimana all’inizio delle riprese di un nuovo film, Il giorno più bello dell’esordiente Massimo Cappelli, in cui lei è "una ragazza un po’ pazzerella che cerca, insieme al suo ragazzo, di vivere al di fuori degli schemi, salvo poi accorgersi che gli schemi - ad esempio riguardo al matrimonio - sono già dentro di loro". Una commedia, comunque: Violante è molto contenta di girarla perché, dice, "in fondo una vera commedia non l’avevo ancora fatta".

E il disco? Panico: il cd - che al momento esiste sotto forma di un’unica copia "di lavorazione" - sembra essere sparito nel nulla (o meglio: è sparito in quel caos elegante di pile di cd, scaffali dell’Ikea, dvd, videocassette, bottiglie di assenzio, piccoli alberi di Natale fuori stagione e un inquietante Gesù Bambino a grandezza naturale che è casa Violante). Salterà fuori, dopo scrupolose ricerche, dentro la custodia di un cd di Frank Zappa. Si potrebbe, in fondo, prenderlo come un benaugurante segno del destino... Fra l’altro è piuttosto bello, Don’t Be Shy: vengono in mente raffinate cantautrici come Suzanne Vega o Edie Brickell, ma pure un gruppo della scena "off" statunitense come i Pixies, segno di una gusto ed una cultura musicale tutt’altro che casuali. Una sola la controindicazione: scorrendo i testi è impossibile non cadere nel gioco perverso del "cosa avrà voluto dire?", del cercare di indovinare dettagli della sua vita privata (argomento sul quale Violante è abbottonatissima) partendo dalle parole delle canzoni. "Una volta avevo un amore" canta nel ritornello di With You, dove il tema sembra essere la paura di lasciarsi andare; "perché non possiamo stare insieme?" (Together); "mi rigiro nel letto, e il mio cuore batte così veloce che non riesco a riposare" (How To Save Your Life). Insomma, abbastanza evidentemente si parla d’amore, e del genere "tormenti & abbandoni".

Chi sia il destinatario delle liriche Viola/Violante però non lo dice. Spiega invece, entusiasta, che per lei scrivere canzoni è stata una sorta di terapia anti-stress: "ho scoperto che suonando riesco a mantenere un mio equilibrio. Per quanto possa essere stata difficile la giornata, quando prendo in mano la chitarra mi calmo immediatamente. E adesso rimpiango tutti gli anni in cui avevo delle remore a farlo. Vedremo come andrà quando comincerò a suonare dal vivo. A cantare ci vuole più coraggio che a recitare: quando canti sei da sola, e senza difese. Sarà un’altra remora da superare". Non avere remore è una cosa che Viola ha imparato dal suo ex compagno di set Vincent Gallo, con il quale ha lavorato anni fa nel film Gli indesiderabili. "Vincent è la prova che se uno sente di aver qualcosa da esprimere non ha senso porsi dei limiti troppo stretti. Umanamente non è stato un rapporto facile, però in lui ho visto un bisogno quasi primitivo di esprimersi - attraverso la recitazione, la musica, la pittura - in cui mi sono molto riconosciuta". Sarà dunque il primo a ricevere una copia di Don’t Be Shy? "No, non siamo rimasti in contatto. E poi voglio che questa cosa della musica rimanga uno spazio separato dal mio lavoro come attrice". Ok, ma non sarebbe interessante poter ricongiungere le due passioni in un ruolo cinematografico, tipo Juliette Lewis in Strange Days ad esempio? "Certo che si, ma non credo che succederà. Non qui in Italia per lo meno. Qui si spazia poco con la fantasia, ed anche i ruoli sono un po’ sempre quelli. Non è un paese molto rock’n’roll". Chissà allora, per concludere, cosa pensa della neo-cantautrice il padre, Michele Placido (che l’ha anche diretta in Ovunque Sei). "Con papà non è che ne abbiamo parlato molto. Lui sapeva del disco mentre ci stavo lavorando, ma non mi ha mai chiesto più di quello che gli raccontavo io. Soprattutto non mi ha dato consigli, non è davvero il tipo". Uhm, conflitti generazionali in casa Placido? "Ma no, assolutamente! Il nostro è un rapporto solido e affettuoso, ma al tempo stesso molto rispettoso degli spazi di ognuno". Molto rock’n’roll anche questo, alla fine.

(da: Io Donna, 15 ottobre 2005)