Mr. Oizo: l’uomo che muove il pupazzo
 

di: Fabio De Luca




"Diggei?".
"Dimmi".
"Senti... che, me metti er pupazzo?!?".

La scena, tragicamente di vita vissuta, è successa mesi fa a un dj della capitale nell’esercizio delle sue funzioni. Lui, abituato alle richieste più fantasiose, non ha fatto una piega. Ne una piega la fa Quentin Dupieux, in arte Mister Oizo, l’uomo dietro l’inconfondibile motivetto che - nato per vendere brache e casacche che, guarda caso, non fanno una piega - è divenuto il tormentone mental preferito da grandi e piccini lungo tutta l’ultima stagione. "Molti nemmeno sanno della mia esistenza: pensano che il pezzo l’abbia scritto e suonato il pupazzo...". Appunto: Flat Beat traduce nella realtà tutta una serie di metafore da sempre aleggianti sulla dance elettronica - che a farla siano delle macchine inanimate, che a ballarla siano dei pupazzi. Monsieur Dupieux sembra però essere orgoglioso soprattutto del fatto che la sua creaturina sia diventata in pochi mesi uno dei pezzi in assoluto più bootlegati nella storia recente della dance. "E’ perchè funziona a tutti i livelli", spiega, "ed è come una decorazione che puoi applicare su qualunque altro pezzo!". E pensare che più che alla scena dance, che lo ha istantaneamente adottato insieme al suo pupazzo, Quentin si sente legato "soprattutto al jazz con tastiere della fine anni Settanta. Non vado nei club, e per quello che ne so quando nella scena house parigina si parla di me come musicista la frase che ricorre più spesso è "è un bravo regista"...".

Molti, fra l’altro, credono che prima di diventare Mr. Oizo Quentin Dupieux lavorasse nella pubblicità, ma non è esattamente così. "Prima di essere musicista ho realizzato parecchi cortometraggi; anzi, si può dire che ho cominciato a fare musica solo perchè mi serviva della musica di sottofondo ed ho scoperto che ci mettevo meno tempo e fatica a farla io che a spiegare a qualcun’altro cosa volevo esattamente. Niente a che fare con la pubblicità, comunque: alcuni dei cortometraggi sono stati acquistati da un canale televisivo francese, ho fatto dei video per Laurent Garnier, con cui siamo diventati amici, ma la maggior parte li ho girati solo per me, roba sperimentale. Lo stesso Flat Eric, o per meglio dire una versione primitiva di Flat Eric, è nato per un breve film sperimentale che avevo fatto senza l’idea di venderlo. Poi è successo che dei tipi della Levi’s hanno visto il filmato, e mi hanno chiesto di sviluppare l’idea, e il resto già lo sai". Praticamente la pappa pronta per quelli della Levi’s... "Già, per loro è stato molto facile, ma tutto sommato neanch’io mi posso lamentare; in fondo avrebbero potuto rubarmi l’idea e realizzarla loro stessi, è una cosa che nell’industria succede ogni giorno. Invece sono stati onesti ed hanno affidato a me la realizzazione, così ora tutti sono contenti". Un dubbio: che il segreto del successo di Mister Oizo sia nell’asoluta nonchalance con cui il suo altr-ego umano passa dal set allo studio di registrazione? "In un certo senso. Credo che la musica di Analog Worms Attack rifletta parecchio anche quello che è il mio stile come filmaker; il modo in cui registro la musica è molto simile a quello in cui giro i filmati, semplice ed instintivo. Non riesco a perdere più di tanto tempo sulle cose a cui lavoro. Mi piace lasciare le cose come vengono". E tutte le offerte di lavoro "serio" e stra-pagato che inevitabilmente saranno fioccate dopo il successo dello spot del pupazzo? "Ehm, ho accettato una sola offerta dopo quella della Levi’s, un’offerta della Mercedes, ovviamente per girare un "vero" spot pubblicitario. Sfortunatamente mi è servito solo a capire che non sono minimamente in grado di girare un commercial nella maniera commerciale. Sono stati i tre giorni peggiori della mia vita. Il quarto giorno, di comune accordo con la Mercedes, abbiamo deciso di lasciar perdere...".

(da: Rumore, novembre 1999)