Antony & The Johnsons: "volevo essere Isabella Rossellini"
 

di: Fabio De Luca




"Davvero in Italia nelle scuole pubbliche non si organizzano cori?" Antony non ci può credere che qui da noi, paese latino e per di più cattolico, la riforma della scuola non preveda anche il riunire torme di preadolescenti a cantare le laudi al Signore. Gli si spiega che qui in Italia si canta giusto - e in genere malvolentieri - al catechismo, durante la preparazione alla Prima Comunione. "Che strano" dice lui, che è assai più massiccio di come te lo immagini, quasi un giocatore di rugby, ma quando parla è morbido come un croissant alla crema: "è come in America. In America nessuno canta, specialmente i ragazzi: in America cantare è considerata una cosa da... da femminucce". Antony ama cantare. Lo fa da quando aveva sette anni e abitava "in una sonnecchiosa città del Sussex, in Inghilterra". Lì una volta un’insegnante di musica ebbe a scrivere tra le sue note caratteriali che "il ragazzo ama la musica, ma non è assolutamente portato al canto: lo si consiglia di smettere". Manco per sogno: lasciato il Sussex all’età di dieci anni, sempre cantando Antony trascorre un periodo ad Amsterdam, poi la sua famiglia si stabilisce a San Jose, in California, e dopo ancora a New York, dove Antony scopre la sua, ehm, vocazione. "Volevo essere una chanteuse da nightclub, volevo essere come Isabella Rossellini in Blue Velvet, con le luci blu a disegnare i contorni del mio corpo".

Sulla sua strada trova invece Lou Reed, che perde la testa per il romanticismo senza remore e "la toccante vulnerabilità" della sua voce. Gli offre persino di accompagnarlo in tour: il tutto è documentato anche nell’album Animal Serenade, dove Antony esegue una impeccabile Candy Says dei Velvet. Senza contare le collaborazioni con il mondo delle arti visive, e gli inviti alle biennali un po’ dappertutto. Non male per uno che non ha mai avuto una "vera" educazione musicale. "Ho sempre e solo cercato di imitare i miei cantanti preferiti" racconta Antony, "guardavo Top Of The Pops alla televisione, raccoglievo le foto. Da ragazzino avevo un album nel quale attaccavo tutto quello che trovavo sul conto di Laurie Anderson: recensioni, foto, articoli... Ce l’ho ancora quell’album. Adesso che Laurie la conosco e la frequento, un paio di volte l’ho portato con me per farglielo vedere. Ma alla fine mi è sempre mancato il coraggio!" Laurie Anderson dunque, e dopo Boy George: che "mi ha fatto capire chi ero" dice Antony, e che non a caso offre un breve cameo nel nuovo album di Antony & The Johnsons, I Am A Bird Now. "Ma il mio primo amore è stato Kate Bush: avevo sette anni. Anche lei l’ho conosciuta, a New York, nel 1994. Firmava copie del suo album Red Shoes a Tower Records, e io mi sono messo in fila con gli altri fan. Quando è stato il mio turno e mi sono trovato di fronte questa specie di E.T. dagli occhi meravigliosi... beh, non ce l’ho fatta: le ho dovuto raccontare di quando ero una giovane drag queen che faceva il playback sui suoi dischi! Lei ha sollevato il viso, e - giuro - in quel momento nei suoi occhi c’era il terrore...".

(da: Rolling Stone, aprile 2005)