Die Moulinettes: brevi amori a Jesolo e Bibione
 

di: Fabio De Luca

Tenetevi forte. State per leggere la più intelligente risposta mai data da un gruppo rock su un argomento inesistente quale un rompicapo-giocattolo di moda una ventina di anni fa, il famigerato Cubo di Rubik. Prendetelo per quello che è, forse il segno divino che c’è speranza per gli intervistatori (ed anche per i lettori) delle riviste specializzate. Die Mulinettes sono una formazione tedesca per tre quarti femminile di pop "alla Stereolab" (più avanti sapremo anche che questa affermazione è in realtà, secondo loro, falsa e tendenziosa), con radici ben piantate nella canzonetta orchestrale, nella bossanova e - a giudicare dai testi, per una buona metà in favoloso italiano maccheronico - nell’Italia balneare di metà anni Settanta/primi Ottanta. Nell’album delle Moulinettes Alfa Bravo Charlie c’è una canzone intitolata Like A Rubik Cube, che stralci del loro sito suggeriscono sia in qualche misura correlata alla celebre Like A Rolling Stone di Bob Dylan. Sarà vero? Non sarà vero? "Ehm..." inizia Claudia Kaiser, voce e portavoce delle mulinette: "ciò che Like A Rolling Stone propone è la classica dannatissima immagine dell’identità maschile: impenetrabile ma sempre in movimento, "come una pietra che rotola" appunto, il lupo beatnik solitario senza nome. Howwwwwl! Rock-cliché Numero Uno! Il Cubo di Rubik è la contro-immagine che abbiamo elaborato in risposta alla pietra che rotola. Un oggetto fatto di un determinato numero di piccoli pezzi che si scambiano di posto. Sai che c’è una forma perfetta, ma più provi a raggiugerla e più incasini tutto, e in più nel processo esiste un REALE pericolo di diventare nevrotico fino all’autismo. In questo senso il Cubo di Rubik è rappresentativo della moderna ricerca dell’identità femminile. Ed introduce anche un elemento "pop" nel guardare a sé stessi: con il Cubo di Rubik non raggiungerai mai la perfezione - perchè significherebbe la fine del gioco, la morte - ma attraverso le combinazioni "sbagliate" può capitarti di creare nuove forme, cioè (fuor di metafora) di reinventare te stessa ed il tuo mondo... Non a caso la Metafora del Cubo di Rubik si applica perfettamente a Madonna. Il mondo di Madonna è un Cubo di Rubik, e lei lo tiene - letteralmente - nelle sue mani. Inoltre - ok, è un caso, ma è comunque interessante che sia così - la facce del Cubo di Rubik sono 54, cioè lo stesso numero del leggendario Studio 54...".

Wow. Se questo è ciò che è venuto fuori dal più improbabile degli argomenti, figurarsi a chiedere loro di rispondere "pubblicamente" a coloro i quali vorrebbero liquidare le Moulinettes come l’ennesimo clone degli Stereolab, solo più lo-fi. "Uh, poteva andarci peggio" scherza Claudia: "potevano dirci che eravamo "dei Rolling Stones con ancora più rughe", o "degli Scorpions con un accento tedesco ancora più pesante"...". E aggiunge: "E’ ovvio che abbiamo ascoltato molto gli Stereolab, specie tra il 97 e il 98; in quel momento erano veramente una delle migliori band in circolazione. Ci accomuna il fatto di condividere gli stessi interessi, dal pop francese alla musica brasiliana, da Burt Bacharach ai Beach Boys. Ma", conclude sibillina, "credo anche sia sufficiente ascoltare sia noi che loro con un po’ d’attenzione per cogliere le differenze...". Ciò che le Moulinettes hanno e gli Stereolab iper-cool degli ultimi tempi non hanno più, per esempio, è quella spontaneità che fa sembrare il loro disco un colorato album di vecchie fotografie... Il che ci porta dritti alle "radici" italiane delle Moulinettes, che coverizzano Morricone (Deep Down, tema del film di Mario Bava su Diabolik) e la sigla dei vecchi cartoon del Signor Rossi. "Da Monaco ci vuole più tempo ad andare a Colonia o Amburgo che sul lago di Garda, a Venezia o perfino a Firenze - e quindi ciascuna di noi è stata più volte in Italia che in certe zone della Germania del Nord o dell’Ovest. Per noi l’Italia è sempre stata associata alle vacanze. Da bambine andavamo con i nostri genitori a Bibione e in altri posti sull’Adriatico, e più tardi da adolescenti i nostri primi viaggi da sole sono stati a Firenze, Roma e Venezia. L’Italia che portiamo dentro è strettamente legata ai momenti felici dell’infanzia, le gioie ed i dolori dell’adolescenza ed altre emozioni uniche come vedere il mare per la prima volta, innamorarsi per la prima volta. Anche se dirlo così sembra quasi la trama di uno di quei vecchi film tedeschi del genere "pescatore-di-Capri-incontra-giovane-turista-tedesca"...". Mai riuscite a risolvere il Cubo di Rubik, in ogni caso? "Naaah. C’era qualcuno che ci riusciva, ma erano sempre dei ragazzi, mai ragazze, e per di più quel tipo di ragazzi che non aveva la più pallida idea di che cosa volesse dire essere pop!".

(da: Rumore, aprile 2001)