This is the excuse that we're making (is it good enough for what Ezio Mauro pays? He pays!) a Non siamo più homeless: grazie a quanti si sono preoccupati ed hanno mandato i numeri di lontani parenti emigrati in Texas ai quali rivolgerci in caso di estremo bisogno. In compenso ieri pomeriggio c'è stato un fantastico momento "italiani all'estero" quando i Linea 77 hanno incontrato gli studenti di una locale scuola di Italiano che chiedevano loro opinioni su Cesare Pavese e Pier Paolo Pasolini, e loro rispondevano citando gli Husker Du. I Linea 77 sono il motivo principale per cui io e il mio fotografo siamo qui. Cioè, in realtà in origine il motivo dovevano essere soprattutto i Subsonica, «la band italiana che riempie i palasport conquista Austin!» you know, non fosse che i Subsonica sono riusciti a non farsi fare in tempo i visti d'espatrio e quindi, ciao ciao, sono rimasti a piazza Castello a succhiare gianduiotti, e noi invece, uhm, ormai i voli erano pagati, i motel più o meno pagati e, beh, alla fine anche i Linea 77, «in fondo vengono da Torino, la citta conosciuta in tutto il mondo grazie alle Olimpiadi invernali!». È stato molto divertente, ieri sera, quando sono saliti sul palco e - di fronte ad un pubblico composto al 90% dal contingente italiano al SXSW (e cioè, a parte io e il fotografo, gli undici del learning trip di Mtv, "le ragazze di Arezzo Wave" Silvia e Giusy, Teone Superstar e gli studenti della scuola italiana) - hanno detto: «buonasera Austin, siamo i Subsonica». E a questo proposito:
«Gioca anche tu a "Disco Labirinto": aiuta Samuel e gli altri Subsonica a trovare i loro visti d'espatrio in tempo per l'edizione 2007 del SXSW!»
Ecco. Ciò detto, anche il posto dove hanno suonato i Linea era piuttosto divertente. Si chiama Spiro's, e ormai ho capito che quasi tutti i posti ad Austin appena entri sembrano dei cazzo di baretti del cazzo, ma poi scopri che ci sono tunnel che conducono a camere di decompressione, che portano a stretti corridoi, che sbucano in eleganti cortili, da cui sali in arieggiate terrazze, che hanno delle porticine da cui accedi a polverose soffitte, in cui c'è un pertugio attrvaerso il quale scendi dentro spartane ma confortevoli stanzette dentro cui c'è un gruppo che suona. Ecco, la stanzetta in cui ieri sera hanno suonato i Linea era tutta foderata di motivi a capitello corinzio in polistirolo rosso e blu.
Per tutto il resto della serata, invece, ero sempre nei posti o mezz'ora troppo presto o mezz'ora troppo tardi. E quindi: non ho visto Morrissey, non ho visto Helios Creed (che peraltro credevo fosse morto dieci anni fa, e forse è morto veramente dieci anni fa, ma quello che fa il castin al SXSW non lo sapeva), non ho visto Whitehouse. Ho visto invece i Fiery Furnaces, nello stesso posto in cui l'altroieri sera c'erano Belle & Sebastian (e in effetti sembravano dei B&S più funky, e Eleanor è fantastica anche se ero troppo lontano per capire nei dettagli come fosse vestita). E ho visto, per puro caso, una band che dovrebbe chiamrsi The Double che sembrava un incrocio tra gli Smiths ed i Pink Floyd epoca concerto a Pompei. E un'altra canadese, Nadja, che sembrava i Factrix e che quando ho chiesto al loro fonico come si chiamavano e ho aggiunto «però, mica male per essere ancora un soundcheck» lui mi ha risposto che stavano già suonando da mezz'ora. (Sì, la mezz'ora che avrei potuto impiegare per aspettare il concerto di Morrissey).
Stasera questo:
ma come sempre, poi, chissà.
Ieri ho visto un americano che metteva una bustina di dolcificante dentro la sua Coca Cola. |
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